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Fondazione Gimbe: sono operatori della sanità l’8,3% dei contagiati

19 Marzo 2020

Sono 2.629, l’8,3% dei contagiati, gli operatori della sanità italiana che dall’inizio dell’epidemia hanno contratto il nuovo coronavirus. Il conteggio arriva dall’aggiornamento diffuso l’altro ieri dalla Fondazione Gimbe, tratto a sua volta dai dati forniti dall’Istituto superiore di sanità: «Il numero di operatori sanitari infetti è enorme» è il commento di Nino Cartabellotta (foto), presidente del Gimbe (Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze) «si tratta di una percentuale doppia rispetto a quella registrata tra i sanitari in Cina. Vuol dire che procedure e dispositivi di protezione sono ancora inadeguati, è indispensabile prendersi cura di chi si prende cura».

 

Sanitari infetti: l’andamento dell’ultima settimana

 

 

I dati della Fondazione offrono anche qualche motivo di ottimismo: il tasso di crescita al quale viaggia l’epidemia tende palesemente a rallentare, mentre la gravità complessiva dei numeri è amplificata da una sovrastima che ha per base il totale dei contagiati. L’aggiornamento del 16 marzo, spiega il Gimbe, riporta un tasso di pazienti in terapia intensiva del 6,6% sul totale dei casi confermati; i ricoverati con sintomi sono il 36,4%, i malati in isolamento domiciliare il 39,4%, quelli in isolamento domiciliare 36,4%, i dimessi guariti il 9,8%, i decessi il 7,7%. «Sono numeri» commenta Cartabellotta «in apparenza ben più severi di quelli cinesi: lo studio sulla coorte cinese su JAMA riferiva di tassi di ospedalizzazione in terapia intensiva del 5% e letalità grezza del 2,3%». Ma, avverte, «considerato che in Italia i tamponi vengono effettuati prevalentemente sui soggetti sintomatici, la gravità di covid-19 è ampiamente sovrastimata: vediamo soltanto la punta dell’iceberg».

 

Tasso di crescita dei contagi da covid-19

 

 

Si può invece ipotizzare, prosegue il report della Fondazione, che ci siano oltre 70mila casi lievi/asintomatici non identificati, la cui inclusione nelle statistiche ridurrebbe la percentuale di ricoverati e in terapia intensiva e di deceduti ai valori della coorte cinese.

 

Andamento dei contagi nelle quattro aree-contenitore

 

 

Per capire quando in Italia si raggiungerà il picco, infine, occorre tenere d’occhio l’indice percentuale di crescita dei nuovi casi, che negli ultimi giorni si è attestato attorno al 13% (ma serve tempo per capire se la tendenza è consolidata). Le modalità di diffusione dell’epidemia, in ogni caso, invitano a individuare quattro distinte aree, ciascuna con le proprie dinamiche: la prima è costituita dalla Lombardia, la seconda da Emilia Romagna e Veneto, la terza dalle Regioni confinanti e l’ultima da tutte le altre. I 4 “contenitori”, si legge nel report, rivelano impennate della curva molto simili, ma ritardate di 4-5 giorni l’una rispetto all’altra (figura 5). «Il numero limitato di casi nel gruppo delle altre Regioni, prevalentemente del Centro-sud» commenta Cartabellotta «genera un pericoloso e fallace senso di tranquillità. Ma rappresenta anche un grande vantaggio per ridurre la circolazione del virus, grazie alle misure di distanziamento sociale che in quelle Regioni sarebbero molto più tempestive».