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Case di comunità, da Agenas le linee guida: ponte con la farmacia dei servizi

13 Giugno 2024

Un bacino di riferimento di 40-50mila abitanti, attività h24, personale composto da medici dell’assistenza primaria, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali e infermieri e infine servizi che potranno essere erogati «direttamente dal servizio sanitario oppure da altri attori come enti locali, farmacie dei servizi e di comunità, reti sociali e di volontariato appartenenti al Terzo Settore». È l’indentikit della Casa di comunità tipo “hub” che disegnano le Linee di indirizzo attuative redatte dall’Agenas in collaborazione con Fnomceo, Fnopi, Fnofi, Fimmg, Snami, Smi e Sumai Assoprof.

Il documento, in sintesi, fornisce i riferimenti per l’attuazione del dm77 sulla riorganizzazione delle cure territoriali secondo le indicazioni del Pnrr, che comprende – oltre alle Case di comunità – Centrali operative territoriali (Cot) e Ospedali di comunità. In particolare, dicono le Linee guida, «la Casa di comunità hub (cui si appoggiano le Case di comunità spoke, più piccole e con attività ridotte, ndr) è il luogo fisico, di prossimità e di facile individuazione al quale i cittadini possono accedere per bisogni di salute che richiedono assistenza sanitaria e sociosanitaria a valenza sanitaria, nonché i necessari collegamenti con i servizi sociali per gli interventi socioassistenziali. Si tratta di una struttura facilmente riconoscibile, accessibile e raggiungibile dalla popolazione di riferimento».

La Cdc, pertanto, è un «luogo di contatto e di relazioni che vanno oltre i muri, creando connessioni con servizi presenti e in ridefinizione organizzativa della rete dell’assistenza territoriale tra i quali: le Case di comunità spoke, le Aggregazioni funzionali territoriali (Aft), gli ospedali per acuti, i poliambulatori e i consultori, gli Ospedali di comunità, le Centrali operative territoriali, il 116117, l’Unità di continuità assistenziale (Uca), le farmacie dei servizi, i Punti unici di accesso (Pua), i servizi sociali dei Comuni» e via a seguire.

I professionisti coinvolti, continua il documento, «possono essere strutturati nella Cdc hub o collegati funzionalmente, anche attraverso gli strumenti della telemedicina. Sono coinvolti nelle attività delle Cdc hub anche il personale amministrativo, il personale tecnico sanitario, della riabilitazione, il farmacista, e tutte le altre figure necessarie ad assicurare l’implementazione delle funzionalità della struttura». In sostanza, «le Cdc hub sono intese come parte integrante dell’identità della comunità, un luogo di partecipazione e di valorizzazione di tutte le risorse presenti, in cui si possa sviluppare il coinvolgimento dei cittadini fino a intraprendere percorsi di co-programmazione e co-progettazione. In questa accezione, la Cdc hub include sia i servizi erogati direttamente dal servizio sanitario sia quelli offerti da altri attori come Enti Locali, farmacie dei servizi e di comunità».

In ogni caso, le Cdc hub «dovranno dotarsi di strumentazioni medicali e dispositivi medici, tenendo conto dell’analisi dei bisogni della popolazione di riferimento». Le Linee guida dell’Agenas, in particolare, includono nel «kit di base» per gli ambulatori della Cdc hub saturimetro, glucometro, bilancia con altimetro per il calcolo del Bmi e impedenzometria, ecografo, elettrocardiografo, holter pressorio, holter cardiaco, retinoscopio e dermatoscopio, Poct, Oct, pulsossimetro e spirometro.

Le Cdc hub, pertanto, «diventano le sedi di riferimento in cui effettuare tutte le attività volte a garantire un accesso e una risposta coordinata ai bisogni della Comunità e la necessaria continuità assistenziale all’interno dei diversi programmi e percorsi di prevenzione e cura». Al fine di facilitare il primo accesso dei cittadini, avverte al riguardo il documento dell’Agenas, «si prevede un primo contatto informativo, di conoscenza e di orientamento rispetto ai servizi presenti ai quali è possibile rivolgersi svolto dall’Infermiere di famiglia o di comunità (Ifoc) o altro personale appositamente formato. Tale rilevazione è condivisa con il medico del ruolo unico di assistenza primaria di riferimento (mmg), responsabile clinico del paziente per la sua presa in carico integrata e l’elaborazione del Progetto di assistenza individuale (Pai)». Le attività assicurate dalla Casa di comunità hub, invece, comprendono assistenza al pubblico e supporto amministrativo organizzativo ai pazienti (Pua), assistenza primaria erogata attraverso équipe multiprofessionali e continuità assistenziale, assistenza infermieristica, assistenza specialistica ambulatoriale di primo e secondo livello, assistenza domiciliare, assistenza sanitaria e sociosanitaria, punto prelievi, diagnostica di base, prenotazioni con collegamento al Cup aziendale».

A tal fine, specificano ancora le Linee guida, la struttura tipo deve disporre di una presenza minima di personale che includa medici del ruolo unico di assistenza primaria h24, Ifoc (da sette a undici), assistenti sociali del Ssn (uno), personale di supporto sociosanitario o amministrativo (da cinque a otto), specialisti ambulatoriali interni e dipendenti in numero congruo ai bisogni di salute del territorio.