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Monkeypox, il Ministero: le cautele per i sanitari, le indicazioni sui vaccini

26 Maggio 2022

La trasmissione da uomo a uomo del vaiolo delle scimmie (Monkeypox, Mpx) avviene attraverso il contatto stretto con materiale infetto proveniente dalle lesioni cutanee, attraverso il droplet (in caso di contatto prolungato faccia a faccia), i cosiddetti fomiti (ossia vettori inerti come pelle morta, capelli, vestiti e lenzuola) o per contatto diretto con i fluidi corporei di una persona infetta. È quanto scrive il ministero della Salute nella circolare diffusa ieri per fornire a servizi sanitari, assessorati regionali e Ordini (medici, infermieri, farmacisti eccetera) le indicazioni da seguire su tracciamento e gestione dei contagi.

Al 24 maggio, avverte la circolare, sono cinque i casi confermati in Italia, ai quali vanno aggiunti 16 casi sospetti sottoposti a isolamento in attesa delle verifiche. La Mpx è caratterizzata da un tasso di letalità dello 0-11% nei focolai in aree endemiche e colpisce soprattutto i bambini piccoli.

Per quanto concerne gli operatori sanitari, chi si prende cura dei pazienti con sospetto o accertato vaiolo delle scimmie è tenuto ad adottare le protezioni standard da contatto e droplet: rigorosa igiene delle mani, la manipolazione appropriata delle apparecchiature mediche contaminate, disinfezione delle superfici ambientali, pulizia e smaltimento dei rifiuti. «La probabilità di trasmissione dell’infezione agli operatori sanitari che indossino dispositivi di protezione individuale appropriati (camice monouso, guanti monouso, copriscarpe o stivali monouso, protezione respiratoria tipo ffp2, protezione degli occhi con occhiali o visiera) è molto bassa e la malattia ha un impatto stimato basso, il che porta a un rischio complessivo basso. Invece, il rischio per gli operatori sanitari che hanno contatti ravvicinati non protetti con casi di Mpx (per esempio contatto con lesioni aperte senza guanti, intubazione o altre procedure mediche invasive) è valutato come moderato, equivalente a quello di un contatto ravvicinato».

I casi sospetti o confermati, avverte ancora il Ministero, vanno isolati tempestivamente in ambienti con ventilazione adeguata e bagno dedicato e personale. I dispositivi di protezione individuale consigliati includono guanti, camice, mascherina ffp2 e protezione per gli occhi. In caso di contatti (meno di un metro) con personale medico o altri pazienti, è opportuno l’uso di una mascherina chirurgica.

La malattia, osserva la circolare, inizia spesso con «una combinazione di febbre, mialgia, astenia e cefalea. Solitamente, entro tre giorni dalla comparsa dei sintomi prodromici, dal sito dell’infezione primaria inizia un’eruzione maculopapulare centrifuga che tende a diffondersi rapidamente ad altre parti del corpo».

La vaccinazione post-esposizione (idealmente entro quattro giorni) «può essere presa in considerazione per contatti a rischio più elevato come gli operatori sanitari, compreso il personale di laboratorio, previa attenta valutazione dei rischi e dei benefici». Il ricorso a trattamenti farmacologici come gli antivirali specifici «può essere preso in considerazione nell’ambito di protocolli di uso sperimentale o compassionevole, in particolare per coloro che presentano sintomi gravi o che possono essere a rischio di scarsi risultati, come le persone immunodepresse».