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Farmacia dei servizi, i medici di famiglia tirano ancora il freno

24 Maggio 2019

Entrano nel vivo i lavori del tavolo ministeriale sulla sperimentazione della farmacia dei servizi ma le distanze tra Federfarma, Fofi e Assofarm da una parte e i medici di famiglia della Fimmg dall’altra rimangono invariate. E’ il bilancio del terzo incontro del gruppo di lavoro istituito a marzo dal dicastero (presenti anche Agenas, Regioni, Istituto superiore di sanità, Fnomceo, Simg, Sifo e gli infermieri della Fnopi) per definire le linee guida della sperimentazione triennale in nove regioni prevista dalla Manovra 2018. Federfarma – con l’avallo di Assofarm – ha presentato un primo pacchetto di servizi da avviare nelle farmacie del territorio, comprensivo di percorsi per la presa in carico (chi fa che cosa) e materiale di supporto (nel caso della riconciliazione farmacologica o dell’aderenza terapeutica, per esempio, le schede da compilare con il paziente). Su alcune proposte le Regioni hanno espresso parere negativo (sì allo screening del colon retto, no a quello della cervice uterina, per esempio) sulle altre è stato ricordato che andranno evitate duplicazioni di costi: i risultati dell’esame diagnostico effettuato in farmacia, in altre parole, non dovranno indurre sospetti da chiarire con la ripetizione dell’esame stesso in ambiente ospedaliero, cioè dovranno essere riproducibili e certificati.

Altro paletto ribadito al tavolo, quello della misurabilità: tutti i servizi che verranno lanciati sotto l’egida della sperimentazione, in sostanza, dovranno produrre risultati quantificabili, per consentire una valutazione inconfutabile della loro utilità dal punto di vista clinico ed economico. E’ quanto dovrà assicurare la matrice cui sta lavorando Americo Cicchetti, docente di Organizzazione aziendale alla Cattolica di Roma, ma nel frattempo restano da superare ostilità e resistenze dei medici di famiglia (della Fimmg in particolare).

La questione irrisolta, infatti, rimane quella di come integrare farmacie e medici di famiglia nella sperimentazione. Al tavolo, la Fimmg ha ripetuto una volta di più che fanno evitare duplicazioni: presa in carico, diagnosi e terapia sono attività riservate al medico di famiglia, va bene lavorare in modo sinergico ma se il medico fa la spirometria nel proprio studio non si capisce perché dovrebbe inviare il paziente in farmacia. Stesso discorso per le prestazioni infermieristiche: Fimmg sta lavorando per attrezzare l’intera medicina generale in “micro-équipe” – un medico, un infermiere e una segretaria di studio – perché il mmg da solo non ha futuro; inutile quindi che le farmacie si attrezzino per fornire servizi infermieristici. E se si parla di aderenza, è ancora la linea del sindacato, il ruolo della farmacia dev’essere quello di sentinella avanzata del medico, mentre i progetti di Federfarma puntano a dare la regia ai farmacisti.

E’ evidente che le perplessità dei medici di famiglia rappresentano un problema: la sperimentazione può partire a prescindere dall’avallo dei generalisti, ma senza il supporto dei mmg (nel reclutamento dei pazienti e nella raccolta dei dati clinici per la misurabilità di cui si diceva) tutto diventa più difficile. Al tavolo è stato detto che le farmacie possono anche selezionare gli assistiti da sole, in base al codice esenzione, ma la Fimmg ha ricordato che in molti casi il paziente cronico non si fa certificare la patologia per evitare fastidi amministrativi (la patente di guida nel caso dei diabetici, per esempio). E ancora: Federfarma vorrebbe che nelle Regioni coinvolte dalla sperimentazione (il primo anno Lazio, Piemonte e Puglia) fossero coinvolte tutte le farmacie, per distribuire equamente le risorse, ma i medici di famiglia hanno obiettato che non tutti i generalisti potranno assicurare lo stesso supporto. Si riprenderà a discutere a fine mese, nel quarto incontro.