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Vaccino AstraZeneca, in Germania raccomandato solo ai 18-64enni

29 Gennaio 2021

Il vaccino anti-covid di AstraZeneca sul quale oggi si esprimerà l’Ema (e che in Italia dovrebbe affidare – primo tra tutti – alla somministrazione in farmacia), verrà riservato in Germania soltanto ai 18-64enni. Lo ha deciso ieri la Stiko, la Commissione permanente sui vaccini: al momento, si legge nel rapporto finale, «non sono disponibili dati sufficienti per valutarne l’efficacia negli over 65».

Secondo la Stiko, in particolare, gli studi mostrano un’efficacia del 71% contro covid-19 nella fascia di età compresa tra i 18 ei 64 anni. «A causa del numero limitato di partecipanti al trial nella fascia di età 65 anni o più, non è possibile valutare l’efficacia e la sicurezza nelle persone anziane».

Per la vaccinazione con il prodotto di AstraZeneca, continua la commissione, sono necessarie due dosi da somministrare a distanza di 9-12 settimane. Le reazioni locali più comuni comprendono dolore al sito di iniezione (vaccinazione: 54%; gruppo di confronto: 38%), stress (53 contro 38%) e mal di testa (52 39%). E secondo il Corriere della Sera è probabile che anche l’Aifa adotteràle stesse raccomandazioni.

Intanto rimangono burrascosi i rapporti tra l’azienda farmaceutica anglo-svedese e la Commissione Ue: nel summit a distanza dell’altro ieri, in cui Bruxelles ha richiamato severamente il gruppo ai propri impegni contrattuali, AstraZeneca avrebbe riferito che la fornitura complessiva di vaccini per il primo trimestre sarà inferiore al pattuito non del 60%, come indicato in un primo momento, ma addirittura del 75%. In altri termini, i Paesi Ue riceveranno soltanto un quarto delle dosi promesse. L’Ue, dal canto suo, sta valutando l’eventualità di bloccare le esportazioni di tutti i vaccini, per evitare che parte della produzione dell’industria finisca in Paesi disposti a pagare di più.

Da segnalare, infine, la nota con cui l’Ema ieri è tornata sulla questione dell’intervallo tra prima e seconda somministrazione di Comirnaty, il vaccino Pfizer-BioNTech. «Attualmente» scrive l’Agenzia «non ci sono dati clinici sull’efficacia del vaccino se somministrato oltre gli intervalli utilizzati nello studio clinico», ossia 21 giorni. Le informazioni sul prodotto così come aggiornate dal Chmp (il Comitato dell’Ema per i medicinali umani) raccomandano la somministrazione della seconda dose tre settimane dopo la prima, quando in precedenza l’indicazione era per un intervallo di «almeno 21 giorni».