estero

Carenza di collaboratori, anche in Belgio il fenomeno comincia a preoccupare

3 Settembre 2022

Anche le farmacie belghe fanno sempre più fatica a trovare personale laureato da assumere e ora il fenomeno comincia a impensierire anche le associazioni di rappresentanza. Lo riferisce un articolo pubblicato l’altro ieri dalla rivista Le Pharmacien, che parla di un’offerta di manodopera in progressivo calo a fronte di una domanda che invece, a causa dei nuovi servizi e degli orari allungati, si intensifica. «Continuo a ricevere dalle farmacie offerte di lavoro da pubblicare sul nostro sito» conferma Jean-Pol Cirriez, farmacista coordinatore dell’Unione farmaceutica dell’Hainaut occidentale e centrale «finora si cercava un farmacista o un assistente di farmacia a seconda dei bisogni, ora si cerca un farmacista o un assistente perché c’è bisogno di una persona in più: se è farmacista meglio, se è un assistente già è tanto».

Per Cirriez la crisi si vede già all’università: «Un sondaggio di qualche anno fa calcolava che dopo due o tre anni dal conseguimento del diploma, il 50% dei farmacisti lavorava in una farmacia del territorio. Oggi questa media è in sensibile calo. E nelle sessioni informative che l’Aup (Association des unions des pharmaciens, ndr) tiene all’inizio dell’anno accademico nelle facoltà di farmacia per spiegare alle matricole la professione di farmacista del territorio, solo la metà degli studenti dice di voler lavorare al banco».

«La carenza di farmacisti non è specifico di una regione, si avverte nelle Fiandre così come in Vallonia o Bruxelles» osserva Nicolas Echement, segretario generale dell’Apb (Association pharmaceutique belge) «e non capiamo il perché. Come i medici di base, i gioivani farmacisti non gradiscono gli orari di lavoro? Molte cose sono cambiate dopo la pandemia, oggi chi lavora dà molto più valore alla famiglia, al benessere, al lavoro inteso come investimento professionale. Probabilmente vale anche per i farmacisti».