estero

Ema, tornano a crescere i consumi di antibiotici per uso veterinario

10 Dicembre 2025

Nel 2024 le vendite di antimicrobici veterinari nell’Unione europea hanno raggiunto le 4.403 tonnellate, con un aumento del 5,1% rispetto all’anno precedente per quanto riguarda i medicinali destinati agli animali da produzione alimentare. Un segnale che interrompe, o quantomeno rallenta, il trend di progressiva riduzione osservato tra il 2010 e il 2022 e che riporta l’attenzione sulla necessità di un monitoraggio costante dell’uso di antibiotici anche nel settore veterinario, cruciale nella strategia di contrasto all’antimicrobico-resistenza.

I dati arrivano dal secondo rapporto annuale Esuavet (European sales and use of antimicrobials for veterinary medicine), pubblicato dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema), che raccoglie e consolida le informazioni trasmesse da 29 Paesi – i 27 Stati membri più Islanda e Norvegia – sulle vendite e sull’uso degli antimicrobici in ambito veterinario nel corso del 2024. Insieme al rapporto, l’Ema ha reso disponibile anche una nuova dashboard pubblica che consente di consultare in modo interattivo i dati sulle vendite di medicinali veterinari antimicrobici nei diversi Paesi europei, rafforzando trasparenza e accessibilità delle informazioni

Secondo il rapporto, il 98,5% delle vendite complessive di antimicrobici veterinari riguarda animali destinati alla produzione di alimenti. L’indicatore utilizzato per il confronto tra Paesi è espresso in milligrammi di principio attivo per chilogrammo di biomassa animale (mg/kg): a livello Ue il valore medio nel 2024 si è attestato a 46,1 mg/kg, in crescita rispetto al 2023, a fronte di una biomassa animale sostanzialmente stabile. L’Ema sottolinea come questo incremento possa riflettere fattori contingenti – come focolai infettivi, variazioni demografiche negli allevamenti o fenomeni di accumulo delle scorte – ma avverte che solo i dati dei prossimi anni consentiranno di capire se si tratta di una fluttuazione temporanea o di un’inversione strutturale di tendenza.

Nel confronto tra Stati membri emergono differenze molto marcate. I valori nazionali spaziano da 1,8 mg/kg della Norvegia a oltre 110 mg/kg di Cipro. Cinque Paesi – Spagna, Polonia, Germania, Italia e Francia – concentrano da soli circa il 75% delle vendite totali di antimicrobici veterinari in Ue, un peso rilevante che incide in modo significativo sull’andamento complessivo europeo.

Per quanto riguarda l’Italia, il rapporto indica vendite pari a circa 466,7 tonnellate di antimicrobici veterinari destinati ad animali da produzione alimentare, con un valore di 79,9 mg/kg di biomassa. Si tratta di un dato nettamente superiore alla media Ue e che colloca il nostro Paese tra quelli con i livelli di consumo più elevati, sebbene inferiori a quelli registrati in Spagna e in alcuni altri Stati membri. Un elemento che conferma come il tema dell’uso prudente degli antibiotici in zootecnia resti centrale anche nel contesto nazionale.

Dal punto di vista delle classi di antibiotici, penicilline, tetracicline e macrolidi continuano a dominare il mercato europeo, rappresentando complessivamente il 65,5% delle vendite per animali da produzione alimentare. In particolare, le penicilline coprono oltre un terzo del totale e mostrano l’aumento più significativo rispetto all’anno precedente, trainato soprattutto dall’amoxicillina. La maggior parte delle vendite riguarda formulazioni orali – soluzioni e premiscele – tipicamente associate ai trattamenti di gruppo negli allevamenti intensivi, che da sole rappresentano circa l’86% del totale.

Il rapporto dedica ampio spazio anche alla classificazione degli antibiotici secondo le categorie AMEG dell’Ema, che riflettono il diverso impatto potenziale sulla salute pubblica. Nel 2024, il 67,6% delle vendite europee rientra nella categoria D (“prudenza”), mentre il 26,4% appartiene alla categoria C (“cautela”). Gli antibiotici più critici per la salute umana, inseriti nella categoria B (“restrizione”), rappresentano il 6% del totale, con forti differenze tra Paesi.

Accanto ai dati di vendita, l’Ema evidenzia il crescente ruolo delle informazioni sull’uso effettivo degli antimicrobici, raccolte per il secondo anno consecutivo a livello di singola specie animale – bovini, suini, polli e tacchini. Sebbene la qualità e la completezza dei dati non consentano ancora aggregazioni a livello Ue, questa evoluzione segna, secondo l’Agenzia, «un passaggio strategico verso informazioni più granulari e utilizzabili», fondamentali per orientare interventi mirati contro l’antimicrobico-resistenza.

Nel complesso, il rapporto Esuavet 2024 fotografa una fase di transizione: da un lato i progressi compiuti negli ultimi anni, dall’altro segnali che invitano a non abbassare la guardia. Per l’Ue resta valido l’obiettivo di ridurre del 50% le vendite complessive di antimicrobici per animali da allevamento e acquacoltura entro il 2030 rispetto ai livelli del 2018; un traguardo che, alla luce degli ultimi dati, richiederà un impegno rinnovato e coordinato da parte di tutti gli Stati membri.