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Francia: tagli ai premi sul generico, farmacie contro il governo

25 Giugno 2025

In Francia si profila uno scontro aperto tra il governo e i farmacisti titolari. A scatenare la protesta è la decisione del ministero della Salute di ridurre drasticamente il tetto massimo dello “sconto” riconosciuto alle farmacie per sostenere il farmaco generico: dal 40% attuale a una forbice compresa tra il 20% e il 25%. Una misura annunciata il 20 giugno senza consultazione – denunciano i sindacati – e che secondo la categoria rischia di colpire duramente l’equilibrio economico di migliaia di officine.

La “remise des génériques” è uno sconto praticato dalle aziende produttrici di farmaci generici alle farmacie (o ai loro grossisti) sul prezzo di acquisto. In sostanza, rappresenta una forma indiretta di remunerazione il titolare, che incassa la differenza tra il prezzo pagato al fornitore e quello rimborsato dal sistema sanitario. Fino a oggi, il tetto massimo di questa “remise” è stato fissato al 40%, ma con la proposta del ministero verrebbe abbassato fino a un massimo del 25%. Il nuovo limite verrebbe inoltre esteso anche ad altre categorie di farmaci, come i cosiddetti “ibridi” (specialità che combinano caratteristiche dei farmaci generici e dei biosimilari).

Le principali sigle della categoria – Fspf (Fédération des syndicats pharmaceutiques de France) e Uspo (Union des syndicats de pharmaciens d’officine) – hanno reagito con fermezza, definendo la misura «catastrofica» per la redditività delle officine. «L’argomento secondo cui i biosimilari compenseranno le perdite è infondato» afferma la Fspf «questo mercato è ancora emergente, e il tetto alle remise sarebbe solo del 15%». L’Uspo rincara: «I biosimilari sono concentrati negli ospedali e assenti in molte farmacie rurali. Non possono rimpiazzare i generici, che sono invece ovunque».

Secondo i dati del network Cgp (Cabinets de gestion de pharmacie), su una media di 170mila euro di generici acquistati in media da ogni farmacia in un anno, la “remise” rappresenta circa 85mila euro di margine lordo, vale a dire tra il 40% e il 45% dell’Ebe (Excédent brut d’exploitation, corrispondente al margine operativo lordo). La riduzione delle remise, quindi, si tradurrebbe in una perdita netta con possibili chiusure di farmacie, licenziamenti e mancato ricambio del personale.

La tensione è già salita al livello di guardia. Il 23 giugno, l’Uspo ha indetto uno sciopero a oltranza delle guardie farmaceutiche, in attesa dell’apertura di una trattativa. L’iniziativa è stata condivisa anche dalla Unpf (Union nationale des pharmacies de France) e dai rappresentanti dei principali gruppi di acquisto, come Federgy e Udgpo (Union des groupements de pharmaciens d’officine). Per il 1° luglio è inoltre prevista una giornata di mobilitazione che vedrà le farmacie manifestare insieme ad altre professioni sanitarie (medici specialisti, dentisti, fisioterapisti), anch’essi colpiti da misure penalizzanti. Il corteo partirà dall’Esplanade des Invalides a Parigi e raggiungerà il ministero della Salute, dove i rappresentanti chiedono un incontro con la ministra Catherine Vautrin.

Nel comunicato congiunto del 24 giugno, le sigle parlano apertamente di «tradimento» e chiedono il ritiro immediato del provvedimento. Secondo i sindacati, il governo starebbe cercando di scaricare sulle farmacie l’onere della riduzione della spesa per le indennità di malattia e i costi ospedalieri, mirando a tagliare 600 milioni di euro da un comparto già sotto pressione. «Lo Stato protegge altri attori del circuito del farmaco mentre infligge il colpo di grazia a oltre 800 officine in difficoltà», si legge nel documento.