Quando si tratta di dispensare medicinali in formulazioni o dosaggi diversi da quelli prescritti, i farmacisti di comunità dovrebbero godere della stessa flessibilità riconosciuta ai colleghi ospedalieri. È quanto afferma la Royal pharmaceutical society (Rps) in un parere inviato al Department of health and social care (Dhsc). L’intervento, che in sostanza sollecita un ampliamento delle prerogative del farmacista territoriale affinché possa fornire un medicinale equivalente quando il prodotto prescritto non è disponibile, segue la consultazione avviata dal Dhsc per raccogliere valutazioni sull’opportunità che le farmacie di comunità vengano autorizzate a dispensare un farmaco dallo stesso principio attivo ma con dosaggio o formulazione diversa senza richiedere una nuova prescrizione, a patto che l’equivalente garantisca identica terapia e identico schema posologico.
La consultazione nasce dalla considerazione che la farmacia può essere sprovvista del medicinale indicato nella ricetta ma ne abbia invece disponibile un altro di pari efficacia, seppure in un’altra formulazione o in un altro dosaggio (cioè quantità di principio attivo per unità di dose). Secondo le proposte in consultazione, questa flessibilità sarebbe consentita nei casi di urgenza e solo se la sostituzione assicura lo stesso dosaggio complessivo, la stessa durata e lo stesso ciclo terapeutico. La Rps segnala che in Scozia tale opzione è già operative e che finora «non è stato riportato alcun aumento comparativo dei costi di prescrizione».
La società scientifica ricorda di chiedere da anni un’estensione formale di queste competenze, come già sostenuto nel rapporto «Medicines shortages: solutions for empty shelves» del novembre 2024. La consultazione del Dhsc, tuttavia, non parla espressamente di sostituzione generica, il che rappresenta per la Rps «un’opportunità mancata per l’assistenza ai pazienti e per valorizzare pienamente le competenze dei farmacisti». La sostituzione generica, sottolinea la società nella sua risposta, dovrebbe essere consentita «dopo un confronto con il paziente» soprattutto laddove le carenze siano frequenti e gli stessi medici modifichino di routine le prescrizioni per garantirne la continuità.
Per la presidente della Rps, Claire Anderson, «questa consultazione rappresenta un momento decisivo per la farmacia e per la cura del paziente. Abbiamo a lungo sostenuto la necessità di consentire ai farmacisti di esercitare il proprio giudizio professionale di fronte alle carenze di medicinali, ed è positivo vedere che si comincia a fare progresso». Le proposte finali, avverte, dovranno essere «pratiche e realmente abilitanti», perché i farmacisti «sono clinici altamente formati e la burocrazia non deve ostacolare l’accesso tempestivo ai medicinali». Misure che permettano di agire «rapidamente e in sicurezza» contribuirebbero ad alleviare la pressione sul sistema e a migliorare la qualità dell’assistenza.