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Pharmacy First, il Governo conferma: i medici inglesi ancora frenano

10 Maggio 2025

A più di un anno dal lancio di Pharmacy First – il servizio del Nhs che consente alle farmacie di trattare sette patologie minori senza passare per il medico – la collaborazione da parte della medicina generale continua a essere inferiore alle aspettative. A renderlo noto Stephen Kinnock, sottosegretario alla Salute, che in una risposta scritta a un’interrogazione parlamentare ha messo sul tavolo le cifre: «Ogni mese circa il 75% degli ambulatori di medicina generale indirizza almeno un paziente al Pharmacy First. Il che significa che il restante 25% non ne indirizza nemmeno uno».

L’interrogazione era stata presentata dal deputato laburista Steve Race, che chiedeva al Dipartimento della Salute quale fosse la quota effettiva di studi medici che ricorrono al nuovo servizio. Come noto, i medici di famiglia non sono obbligati a segnalare al paziente la possibilità di farsi assistere dal farmacista, ma le autorità sanitarie sollecitano a farlo per alleggerire il carico di lavoro degli ambulatori.

Nonostante ciò, le resistenze persistono. Già a gennaio la ministra della Salute, Gillian Merron, aveva riferito che il governo fosse «consapevole» delle segnalazioni secondo cui alcuni medici sarebbero «riluttanti a indirizzare i pazienti» alle farmacie. «Ci stiamo muovendo» aveva detto «e continueremo a monitorare la situazione». Nhs England – ha aggiunto – «sta lavorando a stretto contatto con gli Icb (Integrated care boards, le commissioni che coordinano i servizi sanitari a livello locale), i medici di base e il settore farmaceutico per migliorare i flussi di invio».

Un supporto, in particolare, dovrebbe arrivare dai nuovi “engagement leads” dei Pcn (Primary care networks, le reti che raggruppano più studi medici): secondo Merron «sono nella posizione ideale per aiutare i team di medicina generale a ricorrere al Pharmacy First».

Ma secondo una parte del Parlamento, da sola la moral suasion non basta. Nello stesso mese di gennaio alcuni deputati avevano chiesto l’introduzione di «incentivi economici» per convincere i medici a collaborare con le farmacie. Le associazioni dei farmacisti, dal canto loro, avevano già da tempo lanciato l’allarme sull’atteggiamento di chiusura della categoria medica. E adesso i dati forniti da Kinnock confermano che il problema è ancora lontano da una soluzione.