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Studi di settore 2017, farmacie ancora tra i contribuenti più ligi al Fisco

1 Giugno 2018

 

I redditi medi delle farmacie toccano nel 2016 i 121mila euro, cinquemila in più rispetto all’anno precedente. E’ quanto rivelano le statistiche del ministero delle Finanze sugli studi di settore relativi al 2017, anche se si tratta di dati da leggere con una certa cautela perché stiamo parlando di aziende che sempre più spesso hanno due o più farmacisti titolari. E’ una raccomandazione da applicare anche alle solite classifiche in cui la stampa generalista indulge quando il Mef sforna i suoi dati: come scrive stamattina il Corriere della Sera, per esempio, nella classificadelle categorie soggette a studio di settore che dichiarano di più ci sono al primo posto gli studi notarili (285mila euro) e quindi le farmacie, ma il valore di tali confronti è pressoché uguale a zero.

 

 

Piuttosto, sono altre le statistiche che andrebbero sbandierate, soprattutto nei confronti di chi governa. Anche quest’anno come già i passati, infatti, ile farmacie si distinguono per una correttezza nei confronti del Fisco tra le più elevate nel panorama delle categorie soggette a studio di settore. Nel 2016, in particolare, è risultato congruo l’85,54% delle imprese dalla croce verde, mentre tra i laboratori di analisi e gli studi odontoiatrici i tassi di congruità rimangono sotto il 70% (vedi tabella). In altri termini, poco meno di 9 farmacie su 10 hanno dichiarato ricavi uguali o superiori a quelli stimati dallo studio di riferimento, considerate le risultanze derivanti dall’applicazione degli indicatori di normalità economica. Detto ancora più chiaramente, meno di una farmacia su dieci dichiara redditi inferiori a quelli che il Fisco si aspetta. Un bel primato, in un paese come l’Italia.