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L’Istat conferma: tassi di occupazione più alti tra i laureati in farmacia

18 Luglio 2018

I Rapporti annuali di Almalurea, il consorzio degli atenei italiani, lo dicono già da tempo ma ora arrivano anche i dati Istat a confermarlo: tra i laureati in farmacia la disoccupazione mostra tassi nettamente inferiori ad altri corsi di laurea. I dati arrivano dalla ricerca con cui l’Istituto ha indagato sui livelli di istruzione del Paese e i ritorni occupazionali tra la popolazione. L’analisi non è dettagliata quanto le tabelle di Almalaurea e nelle rilevazioni i laureati in farmacia fanno gruppo con i giovani medici, ma i dati sono comunque eloquenti: tra i laureati in farmacia e medicina con età compresa tra 30 e 34 anni, il tasso di occupazione raggiunge l’84,3%; tra i laureati in umanistica e servizi della stessa età, l’incidenza si ferma al 72,5%, tra i diplomati con laurea socio-economica e giuridica raggiunge il 75,3%, tra i laureati del comparto scienza, tecnica e matematica arriva all’81,3%.

Tra i farmacisti, poi, le cose vanno ancora meglio se l’analisi si mette a scrutare nei sottogruppi: nel nord Italia il tasso di occupazione sfiora il 90%, al Centro supera abbondantemente l’85%. Si piazzano invece sotto la media generale le laureate in farmacia (le occupate si aggirano attorno all’83%) e i diplomati del sud Italia, tra i quali l’incidenza di chi ha un lavoro si ferma addirittura a dieci punti di distanza dal valore nazionale. Al di là dei più e dei meno, in ogni caso, le cifre non sono molto distanti da quelle fornite da Almalaurea nel suo ultimo Rapporto, presentato a metà giugno: a cinque anni dal conseguimento del titolo, diceva l’indagine del consorzio, ha un lavoro l’88% dei farmacisti e l’83% delle farmaciste.

Farmacisti a parte, dalla ricerca dell’Istat non emerge un quadro confortante per il nostro Paese: nel 2017 il 60,9% degli italiani di età compresa tra i 25 e i 64 anni ha almeno un titolo di studio secondario superiore, ma la media europea arriva al 77,5%; i laureati, invece, sono il 18,7% della popolazione italiana, mentre nell’Ue arrivano a una media del 31,4%. Se non altro, dal 2008 al 2017 la quota di connazionali con almeno un diploma secondario superiore è in deciso aumento, così come il livello di istruzione delle donne risulta più elevato di quello maschile: il 63% ha almeno un titolo secondario superiore (contro il 58,8% degli uomini) e il 21,5% ha conseguito un titolo di studio terziario (contro il 15,8% degli uomini).