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Recovery Plan: al territorio 7 miliardi, 4 per le “nuove” Case della salute

15 Gennaio 2021

Ammontano a 7,5 miliardi di euro, nell’ambito di un budget che ora assegna alla sanità poco meno di 20 miliardi, i fondi del Recovery Plan che l’Italia destinerà al potenziamento dell’assistenza territoriale e allo sviluppo della telemedicina. E’ quanto si legge nella versione finale del Piano per il rilancio del Paese che il Governo ha approvato nella notte tra martedì e mercoledì, in altri termini le linee guida – con tanto di riforme e voci di spesa – che dovrebbero consentire all’Italia di mettere mano ai 209 miliardi stanziati dall’Ue con il Recovery Fund. Sempre che il programma ottenga l’avallo di Bruxelles, ovviamente.

Nell’attesa, tanto vale dare un’occhiata a quello che il documento promette alla sanità e in particolare al livello territoriale, quello in cui è incardinata la farmacia. Sono 19,7 i miliardi che nel complesso vanno al sistema sanitario (quasi il doppio, rispetto ai nove preventivati nelle prime bozze) e saranno investiti nel «rafforzamento sia del sistema ospedaliero sia dell’assistenza territoriale», attraverso «lo sviluppo di una sanità di prossimità, vicina ai bisogni delle persone», il potenziamento dei processi di digitalizzazione e di innovazione tecnologica e «il completamento del Fascicolo sanitario elettronico».

Per quanto concerne il territorio, in particolare, l’obiettivo è quello di migliorare l’integrazione tra servizi ospedalieri, servizi sanitari locali e servizi sociali, per «garantire continuità assistenziale, approcci multiprofessionali e multidisciplinari, percorsi integrati ospedale-domicilio». Per raggiungerlo si farà leva su una versione aggiornata e corretta delle Case della salute, chiamata “Casa di comunità” e concepita per essere «punto di riferimento di prossimità, accoglienza e orientamento ai servizi di assistenza primaria di natura sanitaria, sociosanitaria e sociale», nonché luogo di erogazione di «interventi interdisciplinari attraverso la contiguità spaziale dei servizi e l’integrazione delle comunità di professionisti (équipe multiprofessionali e interdisciplinari) che operano secondo programmi e percorsi integrati, tra servizi sanitari (territorio-ospedale) e servizi sanitari e sociali».

Il programma, cui dovrebbero andare 4 dei 7,5 miliardi destinati al livello territoriale, è quello di aprire entro il 2026 più di 2.500 Case di comunità, in media una ogni 24.500 abitanti, con le quali verranno presi in carico 8 milioni circa di pazienti con monocronicità e 5 milioni circa di pazienti con multicronicità.

E le farmacie del territorio? La versione finale del Recovery Plan, come quelle precedenti, non ne fa cenno ma sono parecchie le brecce sfruttabili per ritagliarsi ruoli e fondi. Si veda il capitolo relativo all’assistenza domiciliare, che nei programmi è funzionale al rafforzamento delle cure di prossimità ed è uno dei fronti dove oggi il Ssn risulta più lacunoso (in Italia solo il 4% dei pazienti anziani è trattato a casa, rispetto a una media Ocse del 6%). Qui il progetto – budget un miliardo – è quello di costruire un sistema di prestazioni domiciliari integrate imperniato su digitalizzazione e telemedicina, prospettiva, «in stretta connessione con la progettualità sopra descritta della Casa di comunità». A tale scopo, entro il 2026 sarà definito un nuovo modello di Adi «con 575 Centrali di coordinamento attivate, 51.750 medici e altri professionisti nonché 282.425 pazienti con kit technical package attivo».

Infine, nel programma per il potenziamento dell’assistenza territoriale c’è lo sviluppo delle cure intermedie, ossia «l’implementazione di presidi sanitari a degenza breve (ospedali di comunità) che, interconnessi con il sistema dei servizi sanitari e sociali, svolgono una funzione “intermedia” tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, al fine di sgravare l’ospedale da prestazioni di bassa complessità che non necessitano di un elevato carico assistenziale».

Gli ospedali di comunità, in particolare, si rivolgono «a tutti i soggetti che non hanno necessità di ricovero ma necessitano di un’assistenza e sorveglianza sanitaria che non potrebbero ricevere a domicilio». L’investimento previsto ammonta a due miliardi e l’obiettivo è quello di realizzare o convertire un ospedale di comunità ogni 80mila abitanti entro il 2026, in tutto 753 strutture.