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Sistema di targatura Ue, i dati e le critiche dei Paesi che già aderiscono

13 Maggio 2020

Mentre il decreto Rilancio fa anticamera a Palazzo Chigi in attesa che la maggioranza trovi l’intesa sulla norma che tratta di regolarizzazione dei migranti, nella filiera farmaceutica si discute dell’articolo (il 17, nella bozza circolata l’altro ieri) che a sorpresa rinvia a data da definirsi l’ingresso dell’Italia nel sistema europeo di tracciatura dei farmaci. Il sospetto, sussurrato soprattutto tra le imprese produttrici, è che la proroga rappresenti una sorta di regalo al Poligrafico di Stato, che dal 2025 – la data entro la quale il nostro Paese dovrebbe entrare nella piattaforma – perderebbe un’importante fonte di introiti, perché la targatura europea non prevede bollini adesivi ma soltanto codici datamatrix, stampati direttamente sulle confezioni dalle aziende farmaceutiche.

Viene allora da chiedersi se quanto riferisce la relazione tecnica che accompagna il provvedimento – dove si imputa il rinvio sine die alle «gravi carenze di partecipazione» che peserebbero sul sistema – abbia qualche fondamento. Dati che aiutino a capire si possono cercare nell’ultimo report dell’Emvo, l’hub centrale cui fanno capo i database nazionali dei codici datamatrix, sullo sviluppo del sistema di tracciatura europeo: a marzo – cioè a poco più di un anno dall’inaugurazione, nel febbraio 2019 – le farmacie connesse alla piattaforma nei 31 Paesi che aderiscono all’Emvs sono circa 109mila, quelle ancora staccate quasi 25mila, ossia il 18,6% del totale (solo gli operatori connessi alla piattaforma possono verificare in tempo reale se il codice datamatrix di una confezione è registrato nella banca dati e quindi il farmaco è genuino e può essere venduto o dispensato). Fanno un po’ peggio i distributori intermedi: 5.111 le aziende del comparto connesse alla piattaforma e 2.189 quelle che ancora devono aderire.

In realtà un’analisi Paese per paese rivela che i “buchi” sono concentrati in alcune zone geografiche: secondo quanto riferiscono fonti di stampa francesi, le farmacie tedesche e spagnole risultano tutte collegate al sistema, in Belgio mancano all’appello il 2% degli esercizi e in Inghilterra l’11%. Chi fa peggio sembra essere la Francia, dove a dicembre le farmacie collegate erano lo 0%. Situazione opposta nella distribuzione intermedia: quasi tutti i grossisti francesi sono connessi al sistema di tracciatura, in Germania invece non superano l’11%, in Gran Bretagna il 57%, in Olanda il 49%, in Belgio il 16%.

La Francia comunque resta il Paese dove il sistema incontra i principali ostacoli. Dopo che all’inizio dell’anno il Governo aveva dato l’impressione di voler recuperare il ritardo, ad aprila l’Agenzia nazionale per la sicurezza dei farmaci e dei prodotti salutistici (l’equivalente della nostra Aifa) ha autorizzato le aziende farmaceutiche francesi a interrompere la “serializzazione”, ossia la produzione delle nuove confezioni con codice datamatrix. L’intervento nasce dalla preoccupazione di evitare colli di bottiglia che possano generale carenze di farmaci in questo particolare momento, è evidente però che così le farmacie non corrono in massa a connettersi al sistema europeo.

Al di là dei numeri, che in questo caso possono anche fare opinione, non c’è dubbio che in diversi Paesi europei l’Emvs continua a contare parecchi detrattori che fanno fatica a giustificare costi e finalità del sistema. Significativi in tal senso i dati esposti al Bundestag, il Parlamento tedesco, da alcuni deputati: in un anno di operatività, hanno fatto notare, il sistema di tracciatura europeo non ha individuato neanche una confezione contraffatta, in compenso ha generato circa 25mila falsi allarmi, per farmaci dai codici non registrati nel database che poi ai controlli sono risultati genuini. Il sistema, è in sostanza l’accusa dei parlamentari, non sembra portare benefici ma anzi complica l’operatività della filiera farmaceutica.