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Contraffazione, dall’e-commerce una breccia che mette il risparmio davanti alla sicurezza

27 Marzo 2018

di Paolo Giovanni Vintani*

Negli ultimi anni (esattamente dal 2009 con la promulgazione della Legge sulla Farmacia dei Servizi), la farmacia Italiana sta assumendo man mano un ruolo diverso: prima di tutto, quello di essere presidio sanitario di zona, forte anche della disposizione sul territorio legata alla Pianta organica, che predispone le farmacie equamente dove c’è una reale necessità.

Dati e ricerche confermano che la contraffazione e la falsificazione dei farmaci sono piaghe sempre più presenti e rischiose per la salute del cittadino. È inutile negare, inoltre, che l’e-commerce non solo sta portando un danno economico alle piccole realtà commerciali (come le stesse farmacie), ma sta anche riuscendo a cambiare il modo di vedere questa realtà. Il cliente in farmacia entra spesso con il primo pensiero al prezzo, mettendo in secondo piano il lato professionale dell’azione dei farmacisti e il rischio cui potrebbe andare incontro rivolgendosi a canali non controllati come invece lo sono le farmacie. Il problema si manifesta con aspetti diversi. Ad esempio, non sempre il farmaco può essere reperito, o se è a pagamento, si possono trovare offerte economicamente più allettanti. Non si parla solo di mercati “invoglianti” come quello dei prodotti per le disfunzioni erettili, che per economicità – e a volte anche per un malinteso pudore – ci si convince ad acquistare via Internet, ma anche di tutto il mondo degli integratori, così per chi fa sport come per chi è affetto da gravi patologie. Nel caso delle malattie tumorali è stato rilevato che quasi il 70 % dei malati con poche speranze di sopravvivenza si rivolgono a qualcosa che non sia la medicina ufficiale e solo una piccola parte lo rende noto al medico o al farmacista.

Non si riesce quindi ad intercettare un numero importante di malati, con rischi di sospensione di terapia e di interazione tra farmaci e integratori, rendendo peraltro più insicuro il paziente che “nasconde” una sua debolezza peraltro comprensibile. Ritornando alla presenza capillare sul territorio ed alla possibilità di preparare ulteriormente i farmacisti a intercettare i desiderata del cliente facendo vedere una pagina di Wikipedia piuttosto che l’offerta di un prodotto, è da considerare quanto sia auspicabile un più efficace coordinamento tra una rete ufficiale quale può essere Federfarma, il ministero della Salute e le Forze dell’ordine. Il momento storico in cui la farmacia è non solo dispensatrice di farmaco e merce, ma attento luogo riconosciuto e riconoscibile, rende plausibile ipotizzare come una strategia coordinata tra questi attori possa significativamente contribuire alla soluzione del problema.

(*) Vicepresidente di Federfarma Milano
Questo articolo è stato pubblicato sull’ultimo numero di SSFAOggi
il bollettino della Società di scienze farmacologiche applicate