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Iodioprofilassi, le linee del nuovo Piano nazionale per le emergenze radiologiche

9 Marzo 2022

Il «periodo ottimale» in cui assumere iodio stabile per prevenire danni da radiazioni alla tiroide va da meno di 24 ore prima dell’esposizione sino a due ore dopo. La somministrazione «risulta ancora ragionevole non più di otto ore dopo l’inizio stimato dell’esposizione», trascorse invece le 24 ore può causare più danni che benefici, perché «prolunga l’emivita biologica dello iodio radioattivo che si è già accumulato nella tiroide». E’ quanto raccomanda il nuovo Piano per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, inviato in bozza nei giorni scorsi dal Governo alle Regioni per il parere di rito della Conferenza unificata.

La parte di maggiore interesse per le farmacie, almeno oggi, è ovviamente il paragrafo relativo alla iodioprofilassi. La misura, specifica il documento, «scatta nel caso di incidente a una centrale nucleare posta entro 200 km dai confini nazionali» e va indirizzata ai 0-17enni, 18-40enni e alle donne in stato di gravidanza e allattamento. «Lo iodio stabile» recita il testo «va preferenzialmente somministrato in forma di ioduro di potassio. In alternativa, può essere somministrato lo iodato di potassio, che però comporta rischi più elevati di irritazione gastrointestinale. La presentazione farmaceutica preferibile dello ioduro di potassio è in compresse piuttosto che in soluzione liquida, per il più facile immagazzinamento e la più comoda distribuzione».

Per quanto riguarda le posologie, il Piano riporta le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, riassunte in una tabella (vedi sotto). «Considerato che il “blocco funzionale” tiroideo dopo una singola somministrazione è di circa 24-48 ore, si ritiene sia sufficiente un’unica somministrazione di iodio stabile alla posologia consigliata».

 

 

La distribuzione dello iodio stabile disponibile nei depositi della Snaf (Scorta strategica nazionale antidoti e farmaci) è avviata su indicazione dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare (Isin), cui spetta la valutazione dell’emergenza e la stima delle dosi da distribuire alla popolazione, «in particolare delle categorie più vulnerabili e delle aree colpite». Quindi, «il ministero della Salute si attiva e mobilita la Scorta di KI dai depositi per l’eventuale distribuzione sul territorio». Attraverso la Protezione civile, le Regioni trasmettono ai Comuni l’attivazione del piano per la iodioprofilassi e allertano le strutture del servizio sanitario regionale; la distribuzione è assicurata in base a procedure definite dal ministero della Salute e a disposizioni impartite dalle Regioni e Province autonome. Nel Piano non si fa cenno alla rete territoriale delle farmacie.