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Le parafarmacie: no a tavoli di concertazione, sede in cui discutere è la politica

18 Settembre 2018

Sono la politica e il Parlamento la sede nella quale individuare il riassetto più opportuno per le parafarmacie, non eventuali tavoli istituiti nell’ambito della professione. E’ la posizione espressa da Fnpi (Federazione nazionale parafarmacie italiane), Mnlf (Movimento nazionale liberi farmacisti), Culpi (Confederazione unitaria delle libere parafarmacie italiane) e Federfardis (Federazione farmacisti e disabilità onlus) all’incontro organizzato ieri dalla Fofi con le sigle degli esercizi di vicinato per avviare un confronto sulle prospettive del comparto. In una memoria presentata congiuntamente nel corso dei lavori, le quattro organizzazioni ribadiscono che il loro obiettivo è «la rimozione netta di qualsiasi barriera all’esercizio della professione», ossia «libertà di dispensazione dei farmaci con obbligo di ricetta anche nelle parafarmacie da parte del farmacista». E rispetto a tale meta, «non è la Federazione degli ordini la sede adatta dove costituire tavoli di concertazione o cercare compromessi».

Posizione invece smarcata per Lpi (Libere parafarmacie italiane), che apre a un’eventuale concertazione gestita dalla Fofi, anche se la preferenza va comunque alla via legislativa. «Per noi la soluzione del decreto legge rimane ancora la soluzione migliore» spiega in un comunicato il presidente, Ivan Ruggiero «ma ci rendiamo disponibili anche a nuovi incontri e tavoli tecnici di confronto con tutte le istituzioni, compresa la Fofi. Fondamentale però che questi tavoli non rallentino la politica nel normale corso di riforma: non c’è più tempo».

Difficile non leggere in queste dichiarazioni la consapevolezza che il clima politico è radicalmente mutato rispetto a un paio di anni fa. Lo conferma l’incontro di venerdì scorso tra Fnpi e Marialucia Lorefice, presidente della commissione Affari sociali della Camera, che poi sul proprio profilo Facebook ha riassunto i contenuti del colloquio: «La richiesta che sembra avere a oggi il carattere di maggiore urgenza» scrive la parlamentare pentastellata «è quella della liberalizzazione dei farmaci di fascia C, che in base alle normative vigenti non possono essere acquistati nelle parafarmacie. Da parte del M5S non c’è alcuna preclusione nei confronti di questa categoria di farmacisti, sulla quale nei prossimi mesi in Senato partirà un’indagine conoscitiva, così da approfondire la fattibilità delle richieste e delle problematiche riscontrate. Con la Fnpi abbiamo convenuto sull’opportunità che le parafarmacie si pongano compatte dinnanzi alle istituzioni nell’avanzare un’unica istanza, così da permettere alla maggioranza di lavorare in modo più efficace per soddisfare le aspettative».

E’ ormai evidente, insomma, che la liberalizzazione della fascia C è ritornata ufficialmente sul tavolo della politica e la chiave con cui si sta cercando di far passare la deregulation è, ancora una volta, il risparmio che ne deriverebbe per i cittadini. Non a caso, soltanto tre giorni fa il ministro della Salute, Giulia Grillo, aveva ribadito che in cima alle priorità c’è il contenimento della spesa privata, sanitaria e farmaceutica. «Quello dei risparmi che proverrebbero dalla deregulation dei farmaci con ricetta è un vecchio réfrain» commenta la presidente di Federfarma Lombardia, Annarosa Racca «che Federfarma ha già smontato più volte in questi ultimi anni, per esempio quando Conad ha lanciato la sua campagna Liberalizziamoci.it. Le loro stime, lo ricorderanno tutti, si basavano sui risparmi generati dalla deregulation dei Sop-Otc, ma noi dimostrammo dati alla mano che non ha portato alcun beneficio alla spesa degli italiani e la politica ne prese atto». «Noi non vogliamo che il farmaco sia uno strumento di marketing utilizzato per scontare poche referenze ad alta rotazione con il solo fine di attirare clienti in un punto vendita prettamente commerciale» aggiunge Giampiero Toselli, segretario di Federfarma Milano «non faremmo gli interessi dei cittadini e non produrremmo una riduzione della spesa “out of pocket”. Altri sono gli strumenti, molto più efficaci, da utilizzare per contenere questo capitolo di spesa. Indebolire il sistema farmacia, già in costante crisi da anni, sottraendogli risorse porterebbe alla chiusura di molti esercizi e comprometterebbe la capillarità sul territorio. Anche in Paesi europei dove non ci sono le parafarmacie, come la Germania (vedi articolo, ndr) il numero delle farmacie in attività è in calo da ormai da anni. Bisogna decidere se la farmacia è sempre considerata il primo punto di accesso al Ssn sul territorio e se persiste la volontà di utilizzarla per i progetti di gestione dei pazienti cronici e per le attività di fron office sanitario. E non vanno dimenticati tutti i risparmi che la farmacia assicura da anni al Ssn». Di qui, l’invito della presidente Racca perché Federfarma torni a comunicare con urgenza. «Le tesi delle parafarmacie possono essere confutate facilmente» spiega Racca «il sindacato controbatta con dati e argomentazioni confrontandosi con l’opinione pubblica e la politica».

Intanto al termine dell’incontro di ieri in Fofi (al quale erano presenti anche Ftpi, Farmacisti titolari di parafarmacia, e Unaftisp, Unione nazionale farmacisti titolari di sola parafarmacia), il presidente Andrea Mandelli ha proposto la prosecuzione dei lavori e l’approfondimento dei temi emersi nella giornata.