professione

Melazzini (Aifa): prescrizione agli infermieri per migliorare presa in carico

8 Marzo 2018

Come già accade in altri Paesi, anche in Italia «gli infermieri dovrebbero poter prescrivere farmaci e presidi sanitari». Lo ha detto ieri il direttore generale dell’Aifa, Mario Melazzini, intervenendo al primo congresso nazionale della Fnopi, la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (l’ex Ipasvi, “promosso” al rango di ordine dalla legge Lorenzin). «Così come vogliamo aprire ai medici di famiglia la prescrizione dei farmaci innovativi» ha specificato Melazzini «allo stesso modo vogliamo aprire agli infermieri la prescrizione dei medicinali». Per arrivarci si dovrà passare da «una modifica di legge», ma – ha avvertito il direttore generale dell’Aifa – l’obiettivo è quello di fare in modo che «tutte le professionalità lavorino insieme: medici, operatori sanitari e soprattutto farmacisti». La farmacia dei servizi, infatti, può avvalersi proficuamente della figura dell’infermiere, che meglio di altri può essere «trait d’union tra le diverse professioni sanitarie coinvolte nella prescrizione».

L’uscita del direttore generale dell’Aifa si è subito guadagnata l’altolà della Fnomceo, la Federazione degli ordini dei medici: «Diciamo un no forte e chiaro al task shifting, cioè al trasferimento delle competenze professionali dal medico ad altre figure sanitarie» ha tuonato in una nota il presidente Filippo Anelli «le competenze del medico non gli derivano da un’investitura soprannaturale, ma sono acquisite in ragione di percorsi formativi condivisi da tutte le istituzioni: nei Paesi dove si è attuato il task shifting, il risultato è stato un abbassamento di qualità dei Servizi sanitari».

Forse anche per la fulminea presa di posizione della Fnomceo, nel pomeriggio di ieri Melazzini ha circostanziato il proprio pensiero con un editoriale pubblicato sul sito dell’Aifa: gli infermieri, è il succo, rappresentano «una figura di riferimento» nell’aderenza terapeutica, che ha per scopo contrastare inappropriatezza e sprechi. Il loro dunque è un «ruolo da co-protagonista», che potrebbe anche essere allargato ulteriormente nei suoi orizzonti. E’ il caso, ricorda il dg dell’Aifa, del Regno Unito, dove «l’infermiere ha la possibilità di prescrivere un numero ristretto e ben definito di farmaci, nel recinto di un piano clinico redatto dopo diagnosi del medico». Oppure della Spagna, «in cui “Ordine di dispensazione” è il termine utilizzato al posto di ricetta per indicare la prescrizione dell’nfermiere».

«Credo» è allora la conclusione di Melazzini «che i tempi siano maturi per un confronto di più ampio respiro tra tutti gli attori coinvolti: medici, infermieri, ministero della Salute, Istituto superiore di sanità. E l’obiettivo di questo dibattito non dovrebbe essere quello di definire i confini e gli ambiti di intervento delle diverse categorie professionali, quanto piuttosto individuare soluzioni concrete per migliorare la presa in carico del malato e offrire una risposta sempre più funzionale ai bisogni di salute».