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Cedu: obbligo vaccinale in età pediatrica non viola i diritti dell’uomo

9 Aprile 2021

Gli Stati che optano per la vaccinazione obbligatoria in età pediatrica non violano la Convenzione europea per i diritti dell’uomo ma anzi, mirano a proteggere la popolazione infantile più vulnerabile. E’ quanto recita la sentenza emessa ieri dalla Corte europea per i diritti dell’uomo (Cedu) sul caso di sei famiglie residenti nella Repubblica ceca che si erano opposte alla vaccinazione obbligatoria dei loro figli. I genitori, che per il loro rifiuto avevano subito sanzioni o limitazioni della frequenza scolastica, si erano rivolti prima alla giustizia nazionale e, quindi, alla Corte europea, davanti alla quale avevano invocato la violazione dell’articolo 8 della Convenzione (tutela della vita privata), dell’articolo 9 (libertà di coscienza) e dell’articolo 2 del primo protocollo (diritto all’istruzione).

Nella sua sentenza, la Corte ha accolto le motivazioni dei ricorrenti soltanto in relazione all’articolo 8 della Convenzione. Ma ha anche concluso che le norme ceche sulla vaccinazione obbligatoria contro 9 malattie dell’età pediatrica sono «necessarie in una società democratica», e dunque non violano la Convenzione per i diritti dell’uomo. In particolare, i giudici hanno ritenuto che l’esclusione da all’asilo dei bambini non vaccinati rappresenta una misura preventiva dagli effetti limitati nel tempo piuttosto che punitiva, perché i figli delle sei famiglie sono stati comunque ammessi alla scuola elementare quando hanno raggiunto l’età dell’obbligo scolastico.

Francia, Germania, Polonia e Slovacchia erano intervenute nella causa schierandosi dalla parte della Repubblica ceca. Il governo di Parigi, in particolare, ha difeso il principio dell’obbligo vaccinale e ha osservato che il diritto al rispetto della vita privata deve essere soppesato assieme agli obblighi positivi che incombono sugli Stati rispetto alla tutela della vita e della salute collettiva, com’è il caso dell’attuale pandemia da covid. La sentenza della Cedu costituisce un precedente nei 47 Stati membri del Consiglio d’Europa.