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Farmaci innovativi in farmacia, dalla Francia lezione di buon senso

9 Marzo 2018

Il contrasto è stridente: in Italia le Regioni si intestardiscono a confinare i farmaci di ultima generazione negli ospedali, escogitando ardite gimcane distributive per farli arrivare ai pazienti domiciliarizzati; al di là delle Alpi invece, in Francia, il servizio sanitario mette in prima fila il buon senso: vogliamo semplificare la vita dei malati? Allora il farmaco innovativo lo facciamo distribuire alle farmacie. E così è, perché ieri le autorità regolatorie transalpine hanno autorizzato l’immissione in commercio di un nuovo medicinale contro l’epatite C, il maviret, che non sarà distribuito solo in ospedale ma anche in farmacia.

La notizia ha ricevuto ampia eco sulla stampa francese, specializzata e non. Il prodotto – prescrivibile soltanto dallo specialista e soggetto a rimborsabilità – è infatti il primo “anti-epatite C” di ultima generazione che in Francia accede alla distribuzione nelle farmacie del territorio. Obiettivo, riportano i giornali, semplificare la presa in carico della malattia. «La decisione di rendere il farmaco accessibile in farmacia» spiega in un’intervista Pierre-Claude Fumoleau, presidente di Abbvie (l’azienda che commercializza il maviret) «è un passo decisivo». Tra le cause della non aderenza alle terapie contro l’epatite, infatti, c’è la distanza tra paziente e ospedale che dispensa. «Per questo motivo» conferma l’epatologo Marc Bourlière «è importante che questo farmaco sia disponibile anche nelle farmacie del territorio».

Se le autorità regolatorie francesi hanno acconsentito alla distribuzione in farmacia, osservano alcuni giornali, è anche perché l’azienda produttrice ha concesso importanti ribassi sul prezzo di vendita: ufficialmente dovrebbe aggirarsi attorno ai 28 mila euro a trattamento (di otto settimane), ma alcuni articoli sostengono che ci sarebbero clausole segrete in base alle quali il costo verrà ulteriormente ridotto nel caso in cui i consumi raggiungessero determinate soglie.

Giusto sottolineare, infine, che sulla decisione ha pesato anche lo schema con cui da circa quattro anni le farmacie d’Oltralpe sono remunerate dal servizio sanitario: si tratta di un sistema misto basato su un onorario professionale e un margine regressivo sulla confezione, che scende a zero quando il prezzo del farmaco supera i 1.500 euro. Come nel caso del maviret.