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Regno Unito, servizio tv accusa la mafia italiana di contrabbando di farmaci

18 Giugno 2019

La mafia ha fatto breccia nella filiera farmaceutica britannica e rivenduto ai distributori inglesi medicinali rubati o contraffatti che sono stati poi dispensati dalle farmacie del territorio. L’accusa arriva da un reportage giornalistico messo in onda ieri sera dall’emittente tv Channel 4: tra il 2011 e il 2014, riferisce l’autore del servizio, Antony Barnett, la criminalità organizzata italiana avrebbe fatto arrivare nel Regno Unito circa 10mila confezioni “falsificate” (cioè rubate) di farmaci, tra i quali prodotti per il trattamento dell’epilessia, del tumore alla prostata e della schizofrenia.

L’indagine di Channel 4 prende le mosse dal famoso caso del lotto sospetto di herceptin individuato nel 2014 da un distributore tedesco: le confezioni erano state acquistate da un grossista inglese che a sua volta le aveva rilevate da un’azienda della distribuzione italiana e le indagini condotte all’epoca anche dall’Aifa (il servizio cita Domenico Di Giorgio, direttore dell’ufficio Qualità dei farmaci dell’Aifa) avevano rivelato l’esistenza di diverse partite di farmaci rubati e poi rimessi in circolazione. Il grossista inglese coinvolto, rivela il servizio, era Trident Pharmaceuticals, controllata da un’altra azienda della distribuzione, AAH Pharmaceuticals, a sua volta appartenente al gruppo tedesco Celesio (cui fa capo Lloyds Pharmacy).

Ottenuto l’elenco completo dei farmaci rubati, Channel 4 si è rivolta alla Mhra – l’equivalente inglese dell’Aifa – per scoprire quale fine avessero fatto questi prodotti. In una prima dichiarazione l’Agenzia ha sostenuto di «non avere alcuna prova di farmaci falsificati che sono arrivati fino ai pazienti». Davanti alle obiezioni di Barnett, tuttavia, la Mhra ha ritrattato 48 ore dopo dicendo di «non avere in realtà informazioni su ciò che è successo ai medicinali». Quattro giorni dopo, altra dichiarazione nella quale è stato ammesso che alcuni prodotti della lista potrebbero essere arrivati ai pazienti, ma solo dopo «un’attenta valutazione del rischio». Ieri, infine, l’amministratore delegato della Mhra, Ian Hudson, ha rilasciato una nota stampa in cui afferma di «prendere molto seriamente la nostra responsabilità ed è per questo che ho ordinato una revisione interna per assicurarmi che, se ci sono aree che necessitano di rafforzamento, le affrontiamo come priorità».