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Autonomie: Emilia Romagna si candida a modello ma non convince

13 Luglio 2019

Farà correre brividi sulla schiena a molti farmacisti la proposta lanciata ieri dal presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini: per superare il nuovo stallo in cui è incorso mercoledì il confronto sulle autonomie differenziate tra Governo e Regioni, si prenda lo schema d’intesa elaborato dall’Emilia Romagna come base «per una proposta che coinvolga le altre Regioni». A partire da Veneto e Lombardia, che con l’Emilia Romagna formano il primo scaglione di aspiranti alla devolution.

L’intento della proposta, come spiega lo stesso Bonaccini, è quello di superare il contrasto emerso nella maggioranza giallo-verde a proposito dell’autonomia scolastica. «L’Emilia-Romagna non chiede in alcun modo una scuola regionale» ricorda il governatore «per noi la scuola è e deve continuare a essere un sistema nazionale, che vive dell’autonomia riconosciuta agli istituti e del libero insegnamento dei docenti. Vogliamo però migliorare le cose, far crescere la qualità del sistema scolastico nazionale, a beneficio di chi vi studia, di chi vi lavora, delle famiglie».

Il problema, però, è che se la richiesta di autonomie redatta dall’Emilia Romagna diventasse la piattaforma anche degli accordi delle altre Regioni, finirebbero per essere condivisi non soltanto gli articoli sulla scuola, ma anche quelli sulla Sanità. E come si ricorderà, in tema di distribuzione farmaceutica la giunta Bonaccini aveva fatto richieste decisamente radicali, tra le quali la potestà di «definire qualitativamente e quantitativamente le forme della distribuzione diretta dei farmaci destinati alla cura di pazienti che richiedono un controllo ricorrente», nonché «assicurare la distribuzione diretta da parte delle Aziende sanitarie dei medicinali necessari al trattamento dei pazienti in assistenza residenziale, semiresidenziale e domiciliare» e infine «disporre che la struttura pubblica fornisca direttamente i farmaci, sulla base di direttive regionali, per il periodo immediatamente successivo alla dimissione dal ricovero ospedaliero o alla visita specialistica ambulatoriale».

Il rischio è evidente: passasse la proposta di Bonaccini, il modello della diretta-dpc emiliano-romagnolo diventerebbe paradigma per tutte le Regioni che aspirano alle autonomie differenziate. Siamo ancora nel regno delle ipotesi, ma non dimentichiamo che la parola “previdente” è il participio presente del verbo prevedere.