attualita

Garante privacy, oltre mille i green pass circolati clandestinamente in rete

12 Luglio 2022

Sono oltre mille i green pass intercettati dall’Autorità garante per la privacy nell’ultimo anno sulle cosiddette reti “peer-to-peer”, che consentono lo scambio di file e dati in forma anonima. Un piccolo mercato clandestino che, precisa l’Authority, non sarebbe da attribuire a violazioni del sistema informatico nazionale ma agli stessi possessori delle certificazioni verdi. È uno dei dettagli che emerge dalla Relazione annuale 2021 del Garante per la privacy, che come di consueto scatta una fotografia dell’attività condotta nell’ultimo anno: 13,5 milioni di euro di sanzioni riscosse; 184 reclami e segnalazioni in tema di marketing, reti telematiche, dati on line delle pubbliche amministrazioni, sanità, sicurezza informatica, finanza e lavoro; 388 provvedimenti correttivi e sanzionatori; 184 riscontri a segnalazioni e reclami; 2.071 casi di data breech notificati (+50%).

La rassegna degli interventi messi in campo dall’Authority coinvolge anche farmacie e professione. A proposito di obbligo vaccinale in capo «agli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie, parafarmacie e negli studi professionali», le segnalazioni del Garante hanno permesso di superare «le lacune della normativa (decreto legge 44/2021, ndr)» e perfezionare la procedura degli accertamenti, demandata «a un complesso flusso informativo che coinvolge ciascun ordine professionale territoriale competente, le regioni e le province autonome e, quindi, le aziende sanitarie locali».

Tra gli episodi citati anche la clonazione dei green pass. Al riguardo, il Garante cita l’indagine scatta in seguito alla notizia, divulgata anche dalla stampa, della diffusione di numerose certificazioni verdi Covid-19 tramite reti peer-to-peer. Le «conseguenti attività istruttorie»,  si legge nella Relazione, hanno appurato la presenza in rete di oltre mille certificazioni verdi emesse a seguito di avvenuta guarigione, vaccinazione o esito negativo di tampone molecolare o antigenico.

L’Autorità ha verificato che le certificazioni «sarebbero state acquisite attraverso la piattaforma nazionale Dgc (Digital green certificate) e non da altri canali ammessi (farmacisti, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, app IO, app Immuni e Fse)». Verosimilmente, continua la Relazione, sono state acquisite da terzi a seguito della condivisione delle stesse da parte dei titolari dei green pass.