attualita

Studio: nella fascia 5-11 anni incidenza covid severo doppia nei non vaccinati

2 Luglio 2022

Nella fascia 5-11 anni l’incidenza di covid nella forma severa è doppia nei non vaccinati rispetto ai vaccinati. E la protezione del vaccino contro la variante omicron risulta apprezzabile anche se solo moderata: 29% contro l’infezione e 41% contro la malattia grave. A dirlo uno studio condotto dall’Istituto superiore di sanità e dal ministero della Salute e pubblicato dalla rivista Lancet: la ricerca ha esaminato i dati di oltre un milione di bambini tra i 5 e gli 11 anni vaccinati con due dosi, 134mila con una dose e 1,8 milioni di non vaccinati. L’efficacia è stata stimata incrociando i dati del Sistema di sorveglianza integrata covid-19 e quelli dell’Anagrafe vaccinale nazionale nel periodo 17 gennaio-13 aprile, prendendo in considerazione tutti i bambini che non avevano avuto una diagnosi di infezione precedente.

Nel periodo considerato, dice la ricerca, sono stati notificati al Sistema di sorveglianza circa 767mila casi relativi alla fascia in esame. L’incidenza più alta si è avuta nel gruppo dei non vaccinati (426,9 ogni 100mila “giorni-persona”) e la più bassa nei vaccinati con due dosi (234,5 ogni 100mila).

Sempre nel periodo considerato, si sono verificati 644 casi severi di covid-19, tutti ospedalizzati. Tra questi si registrano 15 ricoveri in terapia intensiva e due decessi, solo tra i non vaccinati. L’incidenza di malattia severa è risultata doppia nei non vaccinati (0,6 ogni 100mila “giorni-persona” contro 0,3).

L’efficacia del vaccino è risultata più bassa rispetto a quella riscontrata negli studi autorizzativi, con una protezione del 29% contro l’infezione e del 41% contro la malattia grave, ma per i non vaccinati l’incidenza delle forme severe della malattia è risultata doppia rispetto a chi aveva fatto le due dosi.

«L’analisi» commentano gli autori nell’articolo «si riferisce a uno specifico periodo in cui era predominante la variante Omicron. Anche una protezione moderata ha contribuito in maniera significativa a ridurre gli effetti dell’infezione, soprattutto quelli più gravi, come dimostra la differenza di incidenza dei casi severi nei due gruppi».