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Francia, allarma sempre di più la condizione delle piccole farmacie

4 Aprile 2024

È allarme, in Francia, sulla sopravvivenza delle piccole farmacie che servono i cosiddetti territori fragili, ossia aree interne e rurali. A lanciarlo, secondo quanto riferisce un articolo del Quotidien du pharmacien, l’Unione regionale dei farmacisti (Urps) dell’Auvergne-Rhône-Alpes, che in un rapporto datato 3 aprile scatta una fotografia delle condizioni in cui versa il servizio farmaceutico nella regione.

L’attenzione, in particolare, si è concentrata sulle cosiddette farmacie essenziali, ossia gli esercizi che servono un comune dove non ci sono altre farmacie e distano dalle più vicine oltre dieci minuti di strada, hanno un giro d’affari inferiore a 1,3 milioni di euro, sono gestiti da un titolare solo e i medici di famiglia scarseggiano. Nella regione, dice il rapporto, si contano 81 farmacie di questo genere e 53 sono in condizioni di fragilità.

Che cosa accadrebbe se dovessero sparire? A parte gli abitanti dei comuni dove risiedono, la relazione calcola in circa 70mila le persone che vivono a più di dieci minuti di strada da ognuna di queste farmacie e verrebbero quindi colpite dalla chiusura, più altre 37mila che abitano a una distanza di più di 15 minuti.

«Una farmacia che chiude significa tanti servizi che non vengono più forniti alla popolazione locale» avverte Olivier Rozaire, presidente dei farmacisti dell’Urps Auvergne-Rhône-Alpes «le difficoltà che riscontriamo qui sono le stesse del resto del territorio nazionale». In dettaglio, sono 500 o 600 le farmacie francesi delle zone rurali che potrebbero scomparire. «Se le perdiamo» continua Rozaire «avremo seri problemi nel giro di 4 o 5 anni».

Occorre quindi ogni sforzo perché la rete delle farmacie venga preservata. E a tal fine, l’Urps ha accompagnato il rapporto con 11 raccomandazioni, che riguardano attrattività della professione, e-commerce, indennità per gli studenti tirocinanti nelle aree fragili, servizi di front office per la sanità pubblica. Ma occorre anche che lo Stato «smetta di tagliare la spesa sui prodotti sanitari, con effetti per pazienti e farmacie». E che nella nuova convenzione, attualmente in corso di negoziazione, trovi posto una rivalutazione degli onorari professionali.