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Francia: nel 2018 hanno chiuso 266 farmacie, sette su 10 sono piccoli esercizi

23 Maggio 2019

Non si arresta, in Francia, l’emorragia di farmacie del territorio. Sono 266 gli esercizi che nel 2018 hanno dovuto chiudere per sempre, una cifra in netta crescita rispetto alle 193 farmacie perse nel 2017 e alle 188 dell’anno precedente. La contabilità arriva dal consueto report annuale dell’Ordine dei farmacisti sulla demografia professionale: in dieci anni, dicono i numeri, ammontano a 1.556 le farmacie costrette a chiudere in tutto il territorio transalpino, per un totale di 1.926 titolari (-6,9%). Il totale degli esercizi farmaceutici in attività, così, scende poco sotto i 21mila, ma all’Ordine nessuno lancia allarmi: «Con un quorum aggiornato di 32,4 farmacie ogni 100mila abitanti e di 3.087 abitanti per farmacia» commenta al Quotidien du pharmacien Carine Wolf-Thal, presidente del Consiglio nazionale dei farmacisti «la rete rimane equilibrata».

Restano comunque alcuni motivi di preoccupazione, a partire dal fatto che su dieci farmacie chiuse nel 2018 sette avevano un fatturato inferiore al milione di euro. «Se le chiusure dovessero mettere a rischio le piccole farmacie» commentano all’Ordine «la rete ne uscirebbe indebolita». Un terzo degli esercizi francesi, d’altronde, risiede in comuni sotto i 5mila abitanti, mentre un altro terzo è ubicato in centri di medie dimensioni.

Sarebbe però eccessivo parlare di crisi conclamata della farmacia francese: l’occupazione risulta in leggera crescita (+5,4% in dieci anni) e assorbe quasi i tre quarti dei 74.115 farmacisti registrati all’Ordine. E il mercato delle compravendite ha mostrato nel 2018 un dinamismo che non si vedeva da sei anni, con più di 1.200 passaggi di proprietà (e la metà di questi ha visto per acquirente un farmacista con meno di 36 anni). In forte crescita, infine, le gestioni in associazione secondo le differenti formule previste dalla legislazione transalpina (Sel, Sal, Serl eccetera). Le farmacie che fanno capo a una società individuale sono ormai il 21% del totale e attirano sempre di meno i giovani titolari, che nelle società tra professionisti vedono una garanzia di stabilità.