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Gli impianti di Big Pharma in Ucraina. Dove si fa anche tanta ricerca

2 Marzo 2022

La guerra in Ucraina sta mettendo in apprensione i principali produttori di farmaci, per gli stabilimenti di cui dispongono in quel Paese ma non soltanto. Fa il punto un articolo pubblicato ieri dalla rivista specializzata tedesca Daz.online: il gruppo statunitense AbbVie ha una filiale in Ucraina dal 2013, stesso discorso per la tedesca Merck Sharpe & Dohme, per la britannica GlaxoSmithKline, le svizzere Roche e Novartis, il gruppo francese Sanofi e la giapponese Takeda. Da un paio di anni è nel Paese anche un altro gruppo tedesco, Stada, che nel 2019 ha rilevato dall’azienda ucraina Biopharma la sua divisione farmaci: in tutto 300 dipendenti (che oggi sono 400) e un impianto produttivo nella città di Bila Tserkwa.

Preoccupano anche le esportazioni: in Russia finiscono il 4% delle esportazioni dell’industria farmceutica europea; i medicinali non dovrebbero figurare tra i beni sottoposti a sanzione dall’Ue ma le difficoltà finanziarie di Mosca ed eventuali ritorsioni del governo russo potrebbero cambiare lo scenario.

Infine ci sono le ripercussioni sulla ricerca: non è noto a tutti ma l’Ucraina è da qualche anno un Paese molto attivo negli studi clinici. Secondo il portale Fierce Biotech, l’invasione russa ha messo in crisi più di 200 trial, molti dei quali di fase 3. In Ucraina, dicono ancora i dati, si contano circa 500 studi clinici all’anno, cui partecipano circa 2.500 istituzioni mediche. Secondo il database della Fda, riferisce ancora Daz.online, sono attualmente in fase di sperimentazione circa 251 tra principi attivi e dispositivi medici. In particolare, figurano nuove molecole contro la schizofrenia e il cancro dell’endometrio.