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Pronto soccorso affollati, in Inghilterra nuovo servizio che fa perno sulle farmacie

30 Ottobre 2019

In Inghilterra il Servizio sanitario si affida alle farmacie per sgravare i pronto soccorso da accessi impropri e codici bianchi. E le farmacie sembrano accettare la sfida: secondo quanto riferisce un articolo del Pharmaceutical Journal, ammontano a circa la metà del totale gli esercizi farmaceutici che hanno già aderito al Cpcs (Community pharmacy consultation service) il servizio introdotto dal nuovo contratto quadriennale tra Nhs e farmacie del territorio. Operativo da ieri, il Cpcs raccoglie l’eredità di due precedenti servizi, Numsas e Dmirs, che consentivano agli operatori del 111 (l’equivalente del nostro 118) di dirottare alle farmacie aderenti le richieste relative a un farmaco urgente oppure originate da disturbi minori, l’equivalente dei nostri codici bianchi.

Con il Cpcs, gli assistiti che chiamano il 111 per gli stessi motivi saranno indirizzati alla farmacia del territorio più vicina, dove un farmacista prenderà in carico la richiesta e assicurerà la giusta consulenza. Come riconosce il Nhs, il Cpcs ha per obiettivo quello di «alleviare i carichi di lavoro che gravano sulle strutture pubbliche» facendo leva sulla risorsa rappresentata dalle farmacie del territorio. Per queste ultime è una bella soddisfazione, ma come rivela il Pharmaceutical Journal il servizio potrebbe essere penalizzato dall’insufficienza di fondi. Le risorse con cui finanziarlo, infatti, arrivano dall’abrogazione di altri servizi come il Mur, che non verrà più finanziato dall’aprile 2021 (a causa dell’insoddisfacente rapporto tra costi e risultati). Tuttavia, il contratto riconosce per ogni consulenza Cpcs un compenso di 14 sterline (circa 16 euro); i volumi di prestazioni erogati con i due servizi dismessi (Numsas e Dmirs) fanno ritenere che in media le farmacie forniranno 2,5 consulenze al mese, per una remunerazione di 35 sterline (un po’ più di 40 euro). Non si può definire un compenso da nababbi.