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Test di proporzionalità Ue: sul farmaco restrizioni nazionali legittime

16 Giugno 2018

Quando valutano la compatibilità con i trattati Ue dei nuovi progetti di legge che vanno a regolare accesso ed esercizio delle professioni sanitarie, gli Stati membri possono «tenere conto dell’obiettivo di garantire un elevato livello di tutela della salute umana» qualora le disposizioni in cantiere «abbiano ripercussioni sulla sicurezza dei pazienti». In particolare, quando scrivono nuove norme in materia di professioni sanitarie, «gli Stati membri dovrebbero tenere conto dell’obiettivo di garantire un livello elevato di protezione della salute umana, un approvvigionamento adeguato e sicuro di prodotti medicinali». Sono le indicazioni espresse l’altro ieri dal Parlamento europeo con l’approvazione della proposta di direttiva Ue sul test di proporzionalità, una sorta di esame preliminare di conformità al quale i Paesi europei dovranno sottoporre in via preliminare tutti i progetti di legge nazionali che trattano di regolamentazione delle professioni. L’obiettivo, in sostanza, è quello di imporre agli Stati membri un “filtro” che scoraggi preventivamente provvedimenti inutilmente ingessanti per la circolazione e lo stabilimento dei professionisti Ue.

Nel dare luce verde al testo, il Parlamento ha accolto la raccomandazione espressa a dicembre dalla commissione per il Mercato interno, che consigliava di escludere dal test le professioni sanitarie. Di conseguenza, i Paesi membri potranno valutare la compatibilità delle norme nazionali su medici, odontoiatri e farmacisti e altri professionisti ancora tenendo conto delle loro specifiche esigenze in materia di tutela della salute, compreso l’obiettivo di assicurare una distribuzione efficiente e razionale del farmaco.

Il voto del Parlamento europeo, che di fatto si colloca nello stesso alveo della famosa sentenza della Corte di giustizia europea sulla fascia C del 2013, fa proprie anche le preoccupazioni espresse nei mesi scorsi dal Pgeu (l’associazione delle farmacie e dei farmacisti europei) assieme a Ced (Consiglio europeo dei dentisti) e Cpme (Comitato permanente dei medici europei): la proporzionalità, era la posizione delle tre sigle, è principio centrale nella legislazione dell’Ue e dei singoli Paesi, tuttavia un test di proporzionalità indistinto non può essere utilizzato per valutare gli interventi nazionali in materia di professioni sanitarie. L’effetto indesiderato della direttiva sarà quello di appesantire l’attività amministrativa degli Stati, perché le professioni sanitarie non sono investite dalle stesse logiche concorrenziali e di mercato che interessano le professioni operanti in settori puramente commerciali.

«Il voto del Parlamento europeo» commenta la presidente di Federfarma Lombardia, Annarosa Racca «giunge in un momento opportuno, il nuovo Governo tenga nel dovuto conto le motivazioni che hanno portato alla decisione. Fa piacere vedere che la sentenza della Corte di giustizia europea sulla fascia C, per la quale lavorammo intensamente per diversi anni durante la mia presidenza, continua a rimanere un riferimento a livello comunitario». Una volta approvata dal Consiglio europeo e pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione, la direttiva dovrà essere recepita dagli Stati entro due anni.