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Cronicità, da ricerca Ceis numeri che “chiamano” la farmacia dei servizi

11 Dicembre 2019

Il 65% dei pazienti cronici ritiene che la propria patologia sia tenuta nella giusta considerazione dagli operatori sociosanitari con cui si confronta; il 60% valuta congruo il tempo che lo specialista passa a parlare con lui durante le visite e sempre il 60% ritiene di essere stato informato correttamente su malattia, patologia e trattamenti. Ma c’è anche il rovescio della medaglia: la presa in carico da parte del Ssn viene valutata negativamente dal 70% circa degli intervistati, oltre il 60% giudica inadeguato il coinvolgimento del paziente nella programmazione degli esami, per 7 pazienti su 10 il sistema va migliorato.

Arrivano spunti interessanti per la farmacia dei servizi dall’indagine sui bisogni dei pazienti cronici condotta su un campione di 1.130 individui dal Ceis-Eetha (Economic evaluation and Hta) di Roma Tor Vergata in collaborazione con Associazione italiana sclerosi multipla (Aism), Agd (Associazione giovani diabetici) e altre associazioni di pazienti.

«Cresce la fiducia nella classe medica e negli operatori sociosanitari» ha spiegato Francesco Saverio Mennini, direttore ricerca del Ceis-Eehta, nella conferenza stampa organizzata ieri a Roma per presentare i risultati della ricerca «ma c’è preoccupazione per i ritardi nella diagnosi e nella presa in carico: le diagnosi tardive compromettono la qualità di vita del paziente e fanno lievitare i costi sociali ed economici della patologia»”.

Occorre in sostanza lavorare sull’accesso ai servizi, sulla diagnosi e presa in carico precoce, ma anche sulle tutele assistenziali che vanno in parte ripensate e integrate con servizi mirati e personalizzati. «Occorre fornire risposte alle tre milioni e centomila persone con disabilità, pari al 5,2% della popolazione italiana» ha detto Marco Trabucco Aurilio, coordinatore scientifico del network PreSa – Prevenzione e Salute, che ha organizzato l’evento «gli anziani sono i più colpiti: quasi un milione e mezzo degli ultra settantacinquenni sono in condizione di disabilità, dei quali 990 mila sono donne».

«I risultati dell’indagine» ha detto ancora Mennini «sottolineano una volta di più la necessità di introdurre meccanismi organizzativi e gestionali tendenti a migliore diagnosi e accesso precoce alle cure». Un paziente diabetico senza comorbilità, è stato ricordato, costa circa 350 euro all’anno, «considerando che circa l’80% dei costi è dovuto alle ospedalizzazioni è facilmente deducibile quale effetto abbiano un accesso precoce ai trattamenti efficaci e a un monitoraggio più frequente».