filiera

Biosimilari, Farmindustria: no a intercambiabilità con terapia in corso

13 Ottobre 2018

I biosimilari rappresentano un’opportunità per il Sssn, perché «consentono di ridurre gli oneri finanziari a carico del Sistema e garantiscono un più ampio accesso all’innovazione per tutti i pazienti». Tuttavia, appartiene soltanto al medico «la scelta di prescrivere il farmaco biologico originator o il suo biosimilare», in base «alle caratteristiche individuali del paziente». In altri termini, «l’intercambiabilità, ossia la possibilità di passare nel corso della terapia dall’uno all’altro farmaco, da originator a biosimilare e viceversa, non dev’essere promossa per ragioni di carattere economicistico fino a diventare vincolante per i medici». E’ quanto scrive Farmindustria nel position paper diffuso l’altro ieri per esprimere il punto di vista dell’organizzazione sull’impiego dei biosimilari nel Ssn. Si tratta di una sorta di controcanto all’analogo documento ufficializzato dall’Aifa a fine marzo, la cui principale novità arrivava dall’allargamento del già citato concetto di intercambiabilità: i biosimilari, era in sostanza l’indicazione dell’Agenzia del farmaco, possono essere utilizzati non solo in pazienti “naïve” (ossia coloro che cominciano il trattamento), ma possono anche subentrare agli originator a terapia già avviata.

Per Farmindustria, invece, è necessario garantire «la continuità terapeutica per i pazienti già in trattamento, anche quando preveda una ciclicità della terapia», e comunque va rispettata «la centralità del medico nella scelta terapeutica del singolo paziente». A maggior ragione, continua, «non è possibile limitare la piena libertà di scelta del medico rispetto al repertorio terapeutico a sua disposizione, per esempio fissando obiettivi prescrittivi e relative sanzioni o incentivi». Allo stesso modo, «sarebbe necessario che la definizione di paziente “naïve” sia univoca e condivisa: andrebbe definito come tale solo colui che viene esposto per la prima volta al trattamento con un determinato principio attivo». Infine, conclude Farmindustria, «è necessario che il ministero della Salute monitori i provvedimenti regionali, per garantire il rispetto dei Lea su tutto il territorio nazionale e intervenire nel caso non siano in linea con quanto definito normativamente».