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Dal decreto Scuola esclusione dei farmacisti del territorio da raddrizzare

30 Maggio 2020

Sta facendo discutere non poco, sui social più frequentati dai farmacisti, l’emendamento al decreto Scuola approvato l’altro ieri dal Senato che “regala” 50 crediti ecm ai sanitari impegnati nell’emergenza covid dimenticando però i farmacisti del territorio. La disposizione è dettata dall’articolo 6, comma 2-ter, del ddl di conversione: «I crediti da acquisire per l’anno 2020 da medici, odontoiatri, infermieri e farmacisti in qualità di dipendenti delle aziende ospedaliere, delle università, delle unità sanitarie locali e delle strutture sanitarie private accreditate o come liberi professionisti» recita il testo «si intendono già maturati da coloro che, in occasione dell’emergenza da covid-19, abbiano continuato a svolgere la propria attività professionale».
Il disegno di legge, come detto, è già stato approvato da Palazzo Madama ed è ora in viaggio verso Montecitorio per il voto in seconda lettura. Intanto però c’è forte sconcerto tra i farmacisti del territorio per essere stati lasciati ancora una volta fuori da un provvedimento che nel premiare le professioni sanitarie per il loro impegno nell’emergenza covid sembra pensare soltanto a medici e livello ospedaliero.
E’ evidente infatti che l’emendamento, quando parla di «strutture sanitarie private accreditate», non si riferisce alle farmacie (che sono convenzionate) ma ai fornitori della sanità privata che erogano prestazioni per conto del Ssn. Ai farmacisti del territorio che vogliono usufruire dell’abbuono” dei 50 crediti, in realtà, l’emendamento sembra lasciare soltanto un’apertura, quello della libera professione, dalla quale potranno passare forse i farmacisti titolari che dispongono di partita iva, ma non certo i collaboratori dipendenti.
La speranza, ora, è che Montecitorio riesca a riparare all’ennesimo torto subito dai farmacisti del territorio, magari con l’opportuno intervento dell’Ordine e dei sindacati di categoria.