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Farmacia Indipendente: nel sindacato «convivenza quasi impossibile»

25 Giugno 2019

Emarginazione del dissenso, isolamento dei vertici nelle «romane stanze» e conseguente perdita di contatto con la base, crescente apatia sindacale dei delegati in assemblee e commissioni. Sono i tratti distintivi del decadimento che sta patendo la Federazione sotto l’attuale presidenza secondo Farmacia Indipendente, il gruppo di opposizione guidato da Alfredo Orlandi e Alfonso Misasi (foto), segretari di Federfarma Abruzzo e Federfarma Calabria. Le critiche sono affidate a un comunicato diffuso ieri, nel quale la lista sindacale riserva forti critiche all’attività condotta in questi mesi da Federfarma nazionale: innanzitutto c’è l’emendamento al decreto Crescita per la moratoria delle sanzioni sull’invio telematico dei corrispettivi, che – accusa Farmacia Indipendente – viene definito dal consiglio di presidenza un «risultato importante». Però il provvedimento deve ancora essere approvato dalle Camere, mentre in farmacia è il caos «su procedure, tempistica e dinamiche per la messa a punto dei registratori fiscali telematici». E la Federazione, anziché mettere in campo «una vera tutela sindacale delle farmacie», non ha trovato di meglio che far fare e-commerce a Promofarma.

Critiche anche agli altri fronti di lavoro del sindacato titolari, dove – a giudizio dei suoi vertici – c’è «un’interlocuzione civile e costante con la parte pubblica». E così, obietta Farmacia Indipendente, sulla rev crescono le dispensazioni di medicinali da parte dei veterinari, la dcr continua a perdere a favore della distribuzione diretta, convenzione e remunerazione restano al palo. In più, spuntano problemi sulla riscossione del contributo Enpaf dello 0,50% a carico delle società di capitale, le piccole farmacie sono sempre più in difficoltà e spuntano casi di compagnie assicurative e app che recapitano i farmaci a domicilio.Il tutto, conclude il comunicato, «mentre nel sindacato chi la pensa diversamente viene posto nell’oblio totale e la dirigenza si chiude nelle romane stanze senza più ascoltare le voci della base, che sono sempre più diverse da quelle dei rappresentanti». E così, conclude la nota «la convivenza diviene praticamente impossibile».