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Manovra: ancora giù tetto convenzionata, cambia la remunerazione

25 Ottobre 2023

Cambia lasciando alle farmacie qualche sgradita sorpresa la Manovra per il 2024 che il Governo dovrebbe inviare al Senato entro la fine di questa settimana. È quanto si desume dalla bozza diffusa ieri da gran parte della stampa nazionale: per quanto concerne la Sanità, è confermato l’incremento di tre miliardi del fondo sanitario nazionale, che diventano 4 miliardi nel 2025 e 4,2 miliardi dal 2026. Le farmacie del territorio ne beneficeranno in quota parte per ciò che andrà a finanziare la spesa farmaceutica del Ssn, con il rovescio della medaglia rappresentato però dalla rideterminazione dei tetti di convenzionata e acquisti diretti: una precedente bozza toglieva due decimi di punto alla prima (dall’attuale 7% del Fondo sanitario nazionale al 6,8%) per incrementare ospedaliera e diretta-dpc dall’8,3 all’8,5%. Nella versione diffusa ieri lo spostamento di risorse si appesantisce di un decimo di punto, con il tetto della convenzionata che scende al 6,7% e quello per acquisti diretti che cresce all’8,6%.

Risorse sparite anche nell’articolo della Manovra relativo alla riclassificazione dei farmaci dalla diretta alla convenzionata: nella prima bozza venivano stanziati per l’attuazione 52 milioni di euro, di questa disposizione ora non c’è più traccia. E resta l’aleatorietà della norma che affida all’Aifa il compito di aggiornare entro fine marzo (e quindi a cadenza annuale) il Pht in modo da definire «l’elenco vincolante» dei medicinali che per le loro caratteristiche farmacologiche «possono transitare» dalla distribuzione diretta alla convenzionata nonché l’elenco – sempre «vincolante» – dei medicinali del Pht non coperti da brevetto che «possono essere assegnati» alla distribuzione in regime convenzionale. L’obiettivo cui mira il Governo è quello di «favorire gli assistiti nell’accesso al farmaco in termini di prossimità», ma è ovvio che l’uso del verbo “possono” lascia alle singole Regioni ampia discrezionalità.

In aggiunta, le farmacie devono anche rinunciare dall’anno prossimo ai 150 milioni della remunerazione aggiuntiva, che la Manovra per il nuovo anno cancella concedendo in cambio la tanto auspicata (da Federfarma nazionale) riforma della remunerazione. Si tratta del modello misto quota fissa più margine percentuale su cui il sindacato titolari è al lavoro dal 2018, solo che i valori riportati nella bozza del Governo non sono quelli originariamente proposti dalla Federazione ma sembrano quelli (al ribasso) che l’Aifa aveva controproposto in un parere dell’ottobre 2020: una quota fissa di 0,55 per ogni confezione con prezzo al pubblico non superiore a 4 euro, una quota di 1,66 euro per i farmaci con prezzo al pubblico fino a 11 euro, 2,50 euro per ogni confezione sopra gli 11 euro, un margine a scatola del 6% (sempre sul prezzo al pubblico).

Seguono incentivi e agevolazioni, e anche qui c’è qualcosa che cambia: nella prima bozza era prevista una quota aggiuntiva di 0,28 euro a confezione per ogni equivalente dispensato con prezzo al pubblico uguale a quello di riferimento, ora invece la quota ammonta a 0,115 euro e riguarda i farmaci riportati «nelle liste di trtasparenza».

Restano invece confermate le altre agevolazioni (quota fissa aggiuntiva di 1,20 euro per ogni farmaco erogato dalle farmacie con fatturato Ssn non superiore a 150mila euro, 0,58 euro per ogni farmaco erogato dalle farmacie con fatturato Ssn non superiore a 300mila euro, 0,62 euro per ogni farmaco erogato dalle farmacie rurali sussidiate con fatturato Ssn non superiore a 450mila euro) e soprattutto rimane l’abolizione degli sconti introdotti 662/1996, dalla Determinazione Aifa del 9 febbraio 2007, dal decreto legge 156/2004, e dal decreto legge 78/2010.