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Manovra, di nuovo stoppato l’emendamento sulle società di capitale

28 Novembre 2019

Inammissibile per materia. E’ andato incontro allo stesso destino dei suoi predecessori l’emendamento Di Marzio (foto) alla Manovra che obbligava le società di capitale ad avere soci farmacisti per almeno il 51% delle quote e dei voti. Lo stop è stato impartito dalla presidenza della commissione Bilancio, dove dall’altro ieri prosegue a ritmo serrato l’esame delle proposte di modifica presentate dai gruppi. L’emendamento, fascicolato con il numero 55.0.118, era tra quelli “segnalati” (cioè raccomandati) dal M5S, ma questo non è stato sufficiente a preservarlo dall’inamissibilità per estraneità alla materia del disegno di legge, che tratta di finanze pubbliche.

Come si ricorderà, nei mesi scorsi avevano fatto la stessa fine tre analoghe proposte portate avanti dal deputato Cinquestelle Luigi Trizzino, anch’egli medico come il senatore Di Marzio: la prima a dicembre in occasione della Legge di Bilancio dell’anno scorso, le altre due a maggio in concomitanza con la conversione dei decreti Calabria e Crescita.

La bocciatura, ovviamente, non impedisce al M5S di ripresentare l’emendamento quando la Manovra approderà in aula per l’approvazione in prima lettura, ma sull’opzione pesano le scadenze parlamentari: la Legge di Bilancio va licenziata entro la fine dell’anno e nella maggioranza – secondo quanto riferiscono alcune fonti di stampa – si starebbe già pensando di velocizzare quanto più possibile l’iter legislativo.

Intanto proprio ieri Federfarma aveva ribadito in una nota l’urgenza di misure che introducano «paletti e garanzie per assicurare la prevalenza della componente professionale nella proprietà della farmacia». A chiamare all’intervento il sindacato titolari, la chiusura di un’importante farmacia di Bologna in seguito al fallimento della società di capitali cui faceva capo. «L’efficienza del servizio farmaceutico» spiega la Federazione «è messa a rischio da una norma che può diventare uno strumento per trasformare la farmacia in un’attività puramente commerciale, se non addirittura in una copertura per riciclare soldi della malavita. A pagare le conseguenze di una farmacia non più improntata alla professionalità e all’etica sono innanzitutto i cittadini, che rimangono sprovvisti di un servizio sanitario indispensabile. Per questo Federfarma torna con forza a chiedere una tempestiva revisione della Legge sulla concorrenza».

Non resta che riporre tutte le speranze nel ddl di riforma della 124/2017 che Marcello Gemmato, segretario della commissione Affari sociali della Camera, si accinge a presentare a Montecitorio. E i cui contenuti saranno illustrati oggi a Pisa in occasione della V Giornata delle Farmacie comunali.