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Parallel trade, Di Giorgio (Aifa): con il protocollo carenze Italia apripista

19 Maggio 2018

«E’ certamente un’apertura di forte rilevanza. Che mette l’Unione europea sulla stessa strada già imboccata dall’Italia con il protocollo sulle carenze firmato dalla filiera farmaceutica nel settembre 2016». Sono le parole con cui Domenico Di Giorgio, direttore dell’Ufficio qualità dei prodotti dell’Aifa e coordinatore del tavolo con farmacie e distributori sulle irreperibilità dei farmaci, commenta le dichiarazioni rilasciate mercoledì dalla Commissione Ue a proposito di parallel trade e indisponibilità.

Di Giorgio, Bruxelles sembra riconoscere per la prima volta che gli Stati dell’Unione possono introdurre limitazioni all’export parallelo quando l’esigenza è quella di assicurare ai propri cittadini la disponibilità dei farmaci sul territorio nazionale. Siamo a una svolta?
Direi proprio di sì. Finora l’Europa era sempre stata irremovibile nel respingere qualsiasi misura che in qualche modo intaccasse il Mercato unico. Ora, finalmente, viene accettato il principio che quando si tratta di farmaci possono avere la priorità altre considerazioni.

Soddisfatto?
Sì perché implicitamente c’è il riconoscimento che la strada imboccata dall’Italia nel 2015, con la firma del protocollo sulle carenze da parte dell’Aifa e delle sigle della filiera (cui poi si sono aggiunte diverse Regioni, ndr) è quella giusta. Abbiamo voluto responsabilizzare le aziende che assicurano la distribuzione del farmaco perché nel servizio sia sempre data priorità ai bisogni dei pazienti, ora l’Europa comincia a venirci dietro. E non solo: ho anche avuto modo di notare che nei testi ufficiali dell’Unione si comincia finalmente a fare distinzione tra carenze e indisponibilità.

E ora? Visto che Bruxelles ha revocato la procedura d’infrazione nei confronti di Polonia, Slovacchia e Romania, che avevano adottato misure dirette a contingentare il parallel trade, si può pensare a qualcosa del genere anche in Italia?
Si possono anche ipotizzare sviluppi in tal senso, ma io preferirei innanzitutto continuare sulla nostra strada. La risposta più efficace al problema non è quella di contrastare ma di responsabilizzare, e in questo approccio l’Italia può diventare un punto di riferimento.

Nel suo intervento, la Commissione europea promette anche di avviare un confronto con i Paesi membri per concertare misure e linee d’intervento. Farete sentire anche la vostra voce?
Certo. Anzi, porteremo la voce di tutti gli attori del tavolo: l’Italia ha dimostrato di avere un modello vincente nel quale tutti parlano con la stessa voce, sarà questa stessa voce a parlare all’Unione europea. E a dire che sul banco degli imputati non c’è un business assolutamente legittimo come il parallel trade, ma soltanto certi percorsi distributivi.