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Quattro presidenti scrivono a Federfarma: urge riforma del sistema di governo

24 Giugno 2020

Il programma della rieletta presidenza nazionale di Federfarma? Inconsistente e pieno di promesse già formulate tre anni fa e finora «irrealizzate o disattese». Lo scrivono i quattro presidenti delle associazioni titolari di Belluno, Catanzaro, Cosenza e L’Aquila – Roberto Grubissa, Vincenzo De Filippo, Alfonso Misasi e Alfredo Orlandi – in un comunicato che rinnova la richiesta di una significativa riforma del sistema di governo della Federazione.

Il programma, scrivono in particolare i quattro sindacalisti, non solo è stato presentato tardivamente (dopo il voto anziché prima) ma suscita anche parecchie perplessità. «Prima di cooperare con i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta per creare quel “presidio territoriale dell’assistenza sanitaria” che auspica la presidenza» osservano le quattro associazioni «dovremmo chiarirci tra di noi: quando nel programma si parla di somministrazione dei vaccini in cui la farmacia sia anche punto di consegna, si intende soltanto la distribuzione in dpc ai medici o si parla anche di “vaccinare” le persone in farmacia, come ormai avviene in tutta Europa e nel mondo?». E quando si offre la collaborazione delle farmacie per «somministrare test di massa per la rivelazione di specifiche patologie», «gestire i malati covid” e per «l’Impatto covid sul mercato»?

Perplessità anche sul tormentone della lotta al Capitale in farmacia e sull’annoso problema parafarmacie, dove il programma non fa alcun cenno alla rimozione dell’obbligo del farmacista nel negozio di vicinato: «Se non dovesse bastare l’abbandono della moglie di Cesare» obiettano i quattro presidenti di Federfarma provinciale «si propone un bel concorsone riservato che forse aumenterà i conflitti d’interesse».

Da tutto il programma, dunque, viene fuori «una sola buona notizia: il rinnovo del contratto dei collaboratori rientra tra le priorità di Federfarma, ma verrà soltanto dopo il rinnovo della Convenzione e l’accordo sulla nuova remunerazione. Visti i precedenti, possiamo stare tranquilli almeno per il prossimo triennio».

Il rischio insomma è che Federfarma si avvii velocemente verso «un’implosione» che si può evitare soltanto «ridando rappresentanza e dignità a tutte le rappresentanze regionali». Occorre cioè riportare le funzioni direttive «a un tavolo con 21 rappresentanti regionali, e non più i 10 soltanto dell’attuale consiglio di presidenza». Solo così, scrivono i quattro presidenti, «si potrà riavere un confronto vero, un reale contributo di idee. Solo così si potrà riportare sotto a uno il rapporto costi/benefici dell’iscrizione a Federfarma ed evitare spaccature».