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Riforma della remunerazione, Assofarm valuta un piano B

3 Luglio 2020

Sulla remunerazione delle farmacie potrebbe presto spuntare una nuova proposta di riforma, che andrebbe ad aggiungersi a quella di Federfarma e dei distributori (Adf più Federfarma Servizi). A firmarla Assofarm, l’associazione delle farmacie pubbliche, che pur avendo sposato nell’ottobre scorso lo schema del sindacato titolari si è messa da poco a lavorare su un nuovo modello, da tirare fuori in caso di fallimento della prima proposta.

«Ancora non si riesce a capire dove arriverà il progetto di Federfarma» conferma il presidente di Assofarm, Venanzio Gizzi «da mesi non vediamo progressi e non sappiamo che cosa si siano detti il ministro Speranza e il presidente Cossolo nell’incontro del 16 giugno, di cui abbiamo letto ma al quale non eravamo presenti».

Di qui, dunque, la decisione delle farmacie pubbliche di muoversi di loro iniziativa. E mettersi a studiare una sorta di piano B. «Vogliamo essere pronti» riprende Gizzi «abbiamo avviato una riflessione comune con Farmacieunite, su loro richiesta, e ci stiamo confrontando con esperti e ricercatori per raccogliere i loro pareri. Quindi, cominceremo a formulare qualche ipotesi di proposta».

L’idea, in particolare, è quella di lavorare a una riforma della remunerazione più soft e meno “divisiva”, che trovi il consenso di tutte le sigle della filiera (sulla proposta di Federfarma continuano a gravare le perplessità dell’industria) e abbia quindi maggiori chance di passare. «Non c’è nessuna intenzione di togliere il sostegno alla proposta di Federfarma» ribadisce in chiusura Gizzi «vogliamo soltanto avere subito pronta un’alternativa per continuare a battere il ferro».