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Sunshine act, Federfarma e Farmindustria chiedono precisazioni

12 Ottobre 2018

 

La proposta di legge del M5S sul Sunshine act, per la trasparenza delle «transazioni finanziarie e delle relazioni d’interesse» che intercorrono tra i «soggetti operanti nel settore della salute», trova la più ampia condivisione da parte di Federfarma. Lo ha detto il presidente della Federazione, Marco Cossolo (foto), nell’audizione informale con cui l’altro ieri la commissione Affari sociali della Camera ha raccolto le indicazioni del sindacato sul progetto di legge pentastellato. Come si ricorderà, la proposta si colloca nel solco del Physician payment sunshine act, la legge che negli Usa obbliga dal 2013 le industrie farmaceutiche a rendere pubbliche tutte le transazioni intercorse con i medici che abbiano valore unitario superiore ai 10 dollari o valore cumulativo maggiore di 100 dollari.

Il progetto di legge, tuttavia, allarga sensibilmente la platea dei soggetti interessati: oltre alle imprese, infatti, sono soggetti alle disposizioni del testo tutti gli operatori che esercitano «un’attività diretta alla produzione o all’immissione in commercio di farmaci, strumenti, apparecchiature, beni o servizi» e che per tale motivo hanno relazioni d’interesse o intrattengono transazioni con chi «opera, a qualsiasi titolo, nell’ambito di un’organizzazione sanitaria», tra le quali «le aziende sanitarie locali, le aziende ospedaliere, le aziende ospedaliere universitarie, gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e qualunque persona giuridica pubblica o privata che eroga prestazioni sanitarie, le associazioni e società scientifiche del settore della salute, gli ordini o collegi professionali delle professioni sanitarie e le associazioni tra operatori sanitari, anche non aventi personalità giuridica».

Per Federfarma, lo spirito della proposta di legge è dunque da condividere, anche se – ha avvertito Cossolo – «il principio della trasparenza è ormai pienamente rispettato dalle farmacie nei confronti della pubblica amministrazione, in relazione alla comunicazione dei dati di vendita dei farmaci». Piuttosto, ha continuato il presidente della Federazione, sarebbero necessari chiarimenti su alcuni passaggi del progetto di legge, allo scopo di precisare a quale livello le farmacie sono coinvolte nelle disposizioni. E’ il caso, in particolare, dell’articolo 2 comma c, che elenca le organizzazioni sanitarie per cui scatta l’obbligo della trasparenza nei rapporti d’interesse: andrebbe precisato, ha detto Cossolo, se nell’elenco dei soggetti interessati ci sono anche le farmacie.

Richieste di chiarimenti anche a proposito dell’articolo 3, forse il più importante perché introduce l’obbligo – a carico di imprese e produttori di farmaci, apparecchiature, beni o servizi – di comunicare al ministero della Salute convenzioni, erogazioni di denaro o “altre utilità” che abbiano valore unitario superiore a 10 euro e siano indirizzate a chi opera in Sanità: la soglia, ha osservato il presidente di Federfarma, appare «eccessivamente restrittiva» e finisce per abbracciare casi (come doni e cortesie da festività) che non possono essere considerate indizio di relazioni illegittime. Alcune aziende poi, ha continuato Cossolo, forniscono alle farmacie materiali destinati ad attività di marketing dal valore unitario superiore a 10 euro. Tale soglia, dunque, potrebbe risultare controproducente e generare un flusso di comunicazioni ai fini della trasparenza che intaserebbero il sistema.

Anche le disposizioni dell’articolo 4 sulla trasparenza delle partecipazioni azionarie in imprese produttrici da parte di soggetti che operano nella Sanità meriterebbero un maggiore livello di dettaglio: in particolare, ha detto Cossolo, sarebbe necessario distinguere in misura più netta i soci di governo dai soci risparmiatori, ossia l’acquisto di azioni in quantità non significativa da quella che determina un ingresso consistente nel capitale sociale di un’azienda.

Infine, di nuovo all’articolo 3, andrebbero riviste le norme in materia di partecipazione a convegni ed eventi, che impongono la comunicazione anche quando l’operatore sanitario è invitato a titolo gratuito: una disposizione di questo genere, ha osservato Cossolo, comporterebbe ricadute insostenibile e burocraticamente gravose perché imporrebbe di comunicare tutte «le informazioni relative ai rapporti intercorsi in fase di partecipazione».

Anche per Farmindustria, ascoltata ieri dalla Commissione, la proposta di legge sul Sunshine act è positiva. «Accogliamo con favore tutto ciò che serve ad accrescere la trasparenza» ha detto il presidente dei produttori, Massio Scaccabarozzi «tant’è vero che da anni adottiamo un codice deontologico che regola con rigore le relazioni con i medici, le società scientifiche, gli operatori sanitari e le associazioni dei pazienti». Farmindustria, tuttavia, condivide anche le considerazioni che sul Sunshine act ha proposto nei giorni scorsi la Corte dei conti, preoccupata da quei passaggi del testo che rischiano di appesantire ulteriormente la burocrazia a carico delle imprese.