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Tamponi in farmacia, da Filcams-Cgil alt ai progetti di Ministero e Regioni

24 Ottobre 2020

Le farmacie – così come gli studi dei medici di famiglia – non sono attrezzate per differenziare gli ingressi tra clientela quotidiana e pazienti da sottoporre a tampone antigenico. Quindi, organizzare prelievi negli esercizi dalla croce verde «potrebbe mettere a rischio professionisti e pazienti, nonché coloro che entrano per altre evenienze». E’ un vero e proprio alt ai progetti del Ministero e di alcuni governi locali (Trento, Piemonte e Lazio, per cominciare) quello pronunciato ieri da Fp e Filcams Cgil sulla scorta delle notizie provenienti dalla Conferenza Stato-Regioni di giovedì. «Apprendiamo con grande stupore» scrive il sindacato confederale, che con Filcams rappresenta una parte dei collaboratori di farmacia «che il ministero della Salute starebbe valutando di far eseguire i tamponi a medici di base e farmacisti. Tutti devono dare il proprio contributo nell’emergenza pandemica, ma occorre garantire a tutti gli stessi livelli di sicurezza, a chi fa il tampone e a chi riceve la prestazione».

Le farmacie, avverte la Cgil, non sono attrezzate per assicurare percorsi differenziati Covid. E per di più «il negoziato con le Regioni sul tracciamento rischia di aprire differenziazioni territoriali nelle ordinanze», con le farmacie coinvolte in alcune parti del Paese e non in altre. «Avrebbe più senso» propone il sindacato «chiedere ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta e a tutti i professionisti sanitari abilitati, anche privati, di dare la propria disponibilità a potenziare l’erogazione dei test in luoghi dedicati, sanificati, protetti e, per alcune fasce orarie, nei presidi mobili e negli ambulatori nelle aziende territoriali».

In questo modo, prosegue la nota, «si potrebbe allargare anche la campagna antinfluenzale. Il nostro intento è di estendere la rete che contrasta l’emergenza ma di farlo in sicurezza e rendendo certi i percorsi assistenziali. Occorre per questo evitare scelte azzardate che avrebbero ricadute ingovernabili, come la chiusura di studi medici o farmacie per casi Covid che transitano da quegli ambienti: saremmo a quel punto al caos. Chiediamo al Ministro di convocare tutti i soggetti coinvolti al tavolo e trovare soluzioni condivise».