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Capitali, emendamento Trizzino diventa una proposta di legge

4 Aprile 2019

Diventa una proposta di legge, già depositata alla Camera dei deputati, l’emendamento Trizzino sul capitale in farmacia che a dicembre non riuscì a trovare posto nella Legge di Bilancio. Il primo firmatario è sempre lui, il deputato M5S Giorgio Trizzino, e le disposizioni rimangono sostanzialmente le stesse: nelle società proprietarie di farmacie «i soci rappresentanti almeno il 51% del capitale sociale e dei diritti di voto devono essere farmacisti iscritti all’albo». Nel caso in cui tale requisito non sia soddisfatto, le società sono tenute ad adeguarsi nel termine perentorio di sei mesi, pena «lo scioglimento» e la «revoca dell’autorizzazione all’esercizio di ogni farmacia».

Le società già costituite quando la legge entrerà in vigore, «sono tenute ad adeguarsi entro e non oltre 36 mesi. In caso di mancato adeguamento, si applica una sanzione di 50mila euro» che andrà ad alimentare «un fondo a tutela delle piccole farmacie» istituito presso il ministero della Salute.

Come si ricorderà, sono tre i tentativi (falliti) condotti finora da esponenti della maggioranza per rivedere le disposizioni della Legge sulla concorrenza in materia di farmacie: il primo avvenne in concomitanza con l’esame alla Camera della Manovra per il 2019 (l’emendamento Trizzino già citato) ma fu bloccato perché il carattere delle disposizioni contenute non aveva attinenza con la materia; per gli stessi motivi si arenò anche il secondo tentativo, sempre agganciato alla Manovra ma condotto al Senato e consistente in due emendamenti, primi firmatari Sileri e Romeo. L’ultimo è quello tentato in occasione del decreto Semplificazioni: in questo caso, però, l’emendamento (Patuelli, M5S) non istituiva tetti sulla compagine societaria ma abbassava dal 20 al 10% il totale delle farmacie che ogni catena può detenere in ciascuna regione. Anche questa proposta però venne stralciata prima di arrivare in aula, ancora una volta per estraneità della materia.