filiera

Vaccinazioni in farmacia: parere negativo dal Cts, le Regioni vogliono il medico

6 Ottobre 2020

Continua a far discutere, nella professione e fuori, l’ordinanza della Regione Lazio che apre la porta alla vaccinazione antinfluenzale in farmacia. Sul fronte istituzionale, l’intervento più rilevante arriva da Luigi Icardi, coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e assessore alla Sanità della Regione Piemonte, che all’agenzia di stampa Adnkronos Salute ha espresso sabato la posizione dei governi regionali: «Di questo tema abbiamo parlato anche in Commissione Salute» ha detto «ed è stata ribadita la necessità di mantenere il perimetro delle competenze del medico».

In altri termini, non c’è alcuna preclusione sulla vaccinazione antinfluenzale in farmacia, «a patto però che ci sia la presenza di un medico, perché la vaccinazione è un atto medico e tale deve rimanere, in quanto dopo un vaccino potrebbero insorgere effetti collaterali». Di conseguenza, «se la farmacia si dota di spazi ad hoc e assicura la presenza di un medico, nessun problema». E per partire, ha aggiunto Icardi, «non c’è bisogno di passaggi in commissione o in Conferenza, perché ogni Regione sarà libera di attuarla».

Di segno opposto, riferisce un articolo dell’Huffington Post, sarebbe invece il parere del Comitato tecnico-scientifico per l’emergenza covid, al quale l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, si era rivolto nei giorni scorsi per chiedere il via libera alla vaccinazione in farmacia: nella seduta di sabato, riferisce al giornale uno degli esperti del Comitato, il Cts avrebbe dato parere sfavorevole alla richiesta, perché «il vaccino è un atto medico».

Sul fronte della professione, invece, spicca il comunicato emesso dagli Ordini dei farmacisti delle province laziali al termine del summit convocato l’altro ieri a Roma: i presidenti (Roberto Pennacchio per Latina, Pierluigi Coltellini per Rieti, Riccardo Mastrangeli per Frosinone ed Emilio Croce per Roma) esprimono il proprio plauso per l’ordinanza che apre alla vaccinazione in farmacia e chiedono che la Regione definisca un documento di linee guida «per legittimare il farmacista nella somministrazione del vaccino e tutelarlo sotto il profilo giuridico nell’assunzione di responsabilità».

L’inoculazione vera e propria, però, potrebbe anche essere affidata a qualche altro professionista. Lo ricorda in una nota la Federazione degli ordini degli infermieri (Fnopi), che accoglie positivamente l’ordinanza laziale e lancia ai farmacisti titolari la proposta di una partnership: «Dovrebbe diventare da subito un modello organizzativo nazionale» scrive la presidente della Federazione, Barbara Mangiacavalli «anche perché questa collaborazione è già prevista dalla farmacia dei servizi». Non c’è quindi motivo, conclude la presidente della Fnopi «per non rendere operativa questa sinergia tra professioni sanitarie e fare in modo che anche qui il cittadino possa essere vaccinato da un professionista sanitario abilitato a farlo, a partire dall’infermiere».

Da registrare anche l’intervento di Assofarm, il sindacato delle farmacie pubbliche, che in una nota diffusa ieri ringrazia la Regione Lazio per l’ordinanza («uno dei più importanti atti istituzionali, che concretizza il potenziale sanitario del nostro lavoro», scrivono il presidente Venanzio Gizzi e il segretario generale Francesco Schito) e candidano le associate perché rientrino nelle 400 farmacie laziali che, nei piani, dovrebbero partecipare alla campagna vaccinale.

Ma l’attenzione principalmente rivolta alla disposizione laziale rischia di far passare in secondo piano il problema dell’irreperibilità di vaccini nelle farmacie per la domanda privata. Ne parla la presidente di Federfarma Lombardia, Annarosa Racca, in una dichiarazione all’Ansa di ieri sera: «La richiesta alle farmacie è altissima» spiega «perché le farmacie hanno sempre dato un grandissimo supporto alla campagna antinfluenzale. Se quest’anno non ci saranno forniture, la pressione per il sistema sanitario pubblico e i medici di famiglia sarà nettamente maggiore».

In diverse Regioni, poi, non sembra esserci certezza su rifornimenti e avvio delle campagne. In Lombardia, riferisce ancora l’Ansa, l’ultima gara bandita dalla Regione non è stata aggiudicata e mancano quindi all’appello un milione e mezzo di dosi. In Puglia la Regione ha promesso l’arrivo di una prima tranche di 150mila dosi entro metà mese ma nulla si sa sulle consegne alle farmacie del territorio. E il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, ha ricordato che quest’anno le richieste sono aumentate del 43%: «Siamo stati in grado di soddisfarle, ma all’inizio si è dovuto rispondere alle gare pubbliche. Sulle forniture alle farmacie è stato aperto un tavolo al quale lavorano ministero della Salute, Agenzia del farmaco, Regioni, industrie e farmacisti».