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Vaccini, hanno comprato tutto le Regioni. Incontro Ministero-farmacie

1 Settembre 2020

Sarà il tavolo che si apre oggi al ministero della Salute a far capire quante speranze ci sono perché anche quest’anno le farmacie riescano a distribuire il vaccino antinfluenzale in regime privato. Il problema, come noto, riguarda principalmente gli approvvigionamenti: preoccupate dalla sempre più probabile sovrapposizione tra covid e influenza, gran parte delle Regioni ha incrementato sensibilmente gli ordinativi alle aziende, finendo di fatto per monopolizzare l’intera produzione annuale (che non ha potuto essere irrobustita per tempo). In media, dicono i dati, la richiesta è aumentata del 50% rispetto all’anno passato, ma ogni Regione ha fatto stime a sé: la Lombardia ha incrementato gli ordini dell’80%, la Sicilia ha acquistato 1,6 milioni di dosi rispetto alle 900mila dell’anno passato, la Toscana ne ha chieste due milioni (il doppio di quanto solitamente ordinava), il Lazio 2,6.

Tra luglio e agosto, così, si è fatto sempre più concreto il timore che le farmacie del territorio – alle quali spetta la distribuzione del vaccino in fascia C, ossia per la spesa privata – avrebbero potuto restare a secco o quasi. Un’eventualità confermata dai farmacisti titolari che nelle settimane passate hanno cominciato a sondare i distributori in vista dei primi ordini: magazzini sprovvisti e vaccini irreperibili presso le industrie, che hanno dovuto riservare al Ssn l’intera produzione.

A Federfarma nazionale e Assofarm, quindi, non è rimasto che lanciare a Governo e Regioni ripetuti inviti perché le farmacie fossero coinvolte nella distribuzione dei vaccini, innanzitutto alle fasce non a rischio. Di qui l’apertura del Ministero e la convocazione dei due sindacati di categoria, per un incontro che nella migliore delle ipotesi dovrebbe soltanto aprire un confronto con chi – sulla questione vaccini – è il reale interlocutore delle farmacie, ossia le Regioni.

Finora nessuna di loro ha raccolto esplicitamente gli inviti di Federfarma e Assofarm, ma gli argomenti da mettere sul tavolo per perorare la causa delle farmacie abbondano. Bastino per esempio le dichiarazioni rilasciate soltanto ieri dal vicesegretario nazionale della Fimmg, Pierluigi Bartoletti, a proposito del Lazio: i mmg, ha spiegato in un lancio di agenzia, dovranno vaccinare 1,6 milioni di persone perché la Regione ha disposto l’obbligo della profilassi per tutti gli over 60 e il personale sanitario. «Organizzeremo delle giornate vaccinali» ha detto Bartoletti «perché per arrivare alla copertura richiesta dovremo viaggiare sulle 27mila vaccinazioni al giorno».

Alcune Regioni, così, hanno cominciato a valutare già da diverse settimane un eventuale coinvolgimento delle farmacie. E’ il caso della Lombardia, dove a fine luglio l’assessore al Welfare, Giulio Gallera, aveva chiesto a Federfarma regionale di elaborare un piano per la vaccinazione in farmacia nel caso in cui la rete dei medici di famiglia andasse in sovraccarico. Ieri il sindacato lombardo ha inviato il proprio progetto, accompagnato da una seconda proposta per la somministrazione in farmacia del test sierologico al personale scolastico (che i mmg di Snami si sono rifiutati di fare).