dalle regioni

Le promesse dell’Emilia R. che investe su Case della Salute e dispensari anomali

2 Luglio 2019

Sono passate sei settimane soltanto ma sembrano già un ricordo sbiadito le attestazioni di stima che l’assessore alla Salute dell’Emilia Romagna, Sergio Venturi, aveva distribuito a piene mani intervenendo al convegno organizzato il 9-10 maggio a Ferrara da Assofarm: crediamo nel ruolo delle farmacie, aveva detto in sintesi, perché la salute si cura sul territorio. Le parole dell’Assessore erano state accolte con soddisfazione dalle sigle di categoria, abbagliate soprattutto dalla promessa di riscrivere l’atto di indirizzo della convenzione, poi a fine maggio ci sono state le elezioni europee e amministrative e dopo non si sono più sentiti aggiornamenti. Anzi no: qualche aggiornamento di recente c’è stato, ma non del genere che le farmacie si aspettavano.

Ieri, per esempio, il presidente della Regione Stefano Bonaccini ha preso parte alla conferenza stampa organizzata a San Lazzaro di Savena (in provincia di Bologna) per presentare il progetto di ristrutturazione della locale Casa della Salute: l’investimento è di 3,4 milioni di euro (dei quali 2,5 provenienti dalle casse regionali) e il piano comprende un cospicuo incremento degli ambulatori (che ospiteranno 14 diverse specialità), nuovi programmi per la gestione multidisciplinare delle cronicità, l’ampliamento dei servizi pediatrici, palestra per la fisioterapia, nuovi spazi e dotazioni strumentali per l’attività diagnostica. Ne beneficerà ovviamente la farmacia distrettuale per la distribuzione diretta, che già oggi opera all’interno della Casa della Salute e domani servirà una popolazione ben maggiore, attirata dai servizi e dall’offerta di prestazioni.

Verrebbe da pensare che forse Venturi, quando diceva di credere nel ruolo delle farmacie, si riferiva soprattutto alle rurali. Ma anche qui gli ultimi atti della Regione sembrano smentire: poco più di una settimana fa, la giunta ha infatti approvato il bando per lo sviluppo di «esercizi commerciali polifunzionali» nelle zone scarsamente popolate dell’Emilia Romagna. In sintesi, il provvedimento mette a disposizione risorse per 800mila euro a favore delle piccole e medie imprese del commercio ubicate in comuni delle aree rurali e nei nuclei urbani con meno di 3mila abitanti, perché affianchino alla loro attività principale l’erogazione di «beni e servizi di prima necessità».

Possono accedere alle risorse, specifica la delibera, soltanto gli esercizi autorizzati alla somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, alla vendita di generi appartenenti al settore merceologico non alimentare (nel caso in cui l’attività iniziale riguardi la vendita di prodotti del settore merceologico alimentare), alla distribuzione di giornali e riviste e infine alla rivendita di generi di monopolio e di valori bollati. I servizi aggiuntivi che tali negozi possono proporre per diventare «esercizio commerciale polifunzionale» comprendono il rilascio a distanza di certificati amministrativi, lo sportello postale (mediante convenzionamento con le Poste), bancomat (previo convenzionamento con gli istituti bancari), servizi di telefax, fotocopie ed Internet point, biglietteria del trasporto pubblico locale o ferroviario o funiviario, servizi di informazione turistica e – udite udite – «dispensario farmaceutico».

La cosa sconcertante è che sull’opzione il bando non offre alcuna indicazione di dettaglio: è improbabile che la formula faccia riferimento ai dispensari veri e propri, forse si riferisce all’apertura di una parafarmacia o di una farmacia (vacante, come minimo) ma manca ogni riferimento alla presenza di personale laureato e alla Pianta organica. Per trovare qualche paletto bisogna risalire alla delibera 2022 del 26 novembre 2018, con cui la giunta aveva approvato i criteri per la selezione delle aree soggette a spopolamento e delle attività commerciali ammissibili al bando: in uno degli allegati al testo torna l’elenco dei servizi e alla voce «dispensario farmaceutico» segue la specifica «ove consentito dalle norme vigenti in materia e nel rispetto delle stesse». Il che non vuol dire molto ma di certo non basta a tranquillizzare. E intanto sbiadiscono come polaroid le promesse ferraresi dell’assessore Venturi.