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Piemonte, telemedicina in farmacia: interviene anche la Fnomceo

20 Aprile 2024

Dopo lo Smi (Sindacato medici italiani), anche la Federazione nazionale degli ordini dei medici avanza dubbi sul recente accordo tra Regione Piemonte, Federfarma e Assofarm sulla telemedicina in farmacia. E lo fa con una lettera inviata ieri al governatore Alberto Cirio, nella quale il presidente della Fnocemo, Filippo Anelli, chiede «regole uniche per tutti i cittadini, al fine di assicurare l’uguaglianza nell’accesso alle cure, la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni».

Le Regioni, scrive in sostanza Anelli, dovrebbero adottare provvedimenti «che prevedano le medesime misure e procedure per l’erogazione delle prestazioni a garanzia della loro qualità, sicurezza e appropriatezza, sia che questa avvenga nei locali delle farmacie dei servizi così come in quella dei medici e delle strutture specialistiche». Non è quello che accadrà dal primo maggio in Piemonte quando entrerà in vigore l’accordo sulla telemedicina, per cui «tutti i residenti affetti da patologie di medio e alto livello potranno accedere gratuitamente agli esami di holter pressorio, holter cardiaco e elettrocardiogramma direttamente presso le farmacie aderenti», senza ricetta medica previa valutazione da parte dello stesso farmacista.

In Italia, ricorda Anelli, «queste prestazioni sono soggette al pagamento di un ticket che può essere evitato solo se i cittadini sono in possesso di determinate esenzioni per patologia, così come definite dalla legge». In base all’accordo, «chi si recherà dai medici cardiologi per eseguire queste prestazioni dovrà pagare un ticket, se non esente, mentre chi si recherà in farmacia sarà comunque esentato».

E non solo: «Nel nostro Paese» prosegue il presidente della Fnomceo «l’esecuzione di questi esami avviene dietro presentazione di una ricetta medica. La motivazione è facilmente intuibile: questi accertamenti servono al medico per confermare un sospetto diagnostico o eseguire un monitoraggio della malattia al fine di valutare l’insorgenza di complicanze o malattie correlate». In aggiunta, l’intesa prevede un numero massimo di tre esami in farmacia per prestazione specialistica: «Anche questa previsione non è correlata ad alcun protocollo diagnostico o di monitoraggio» osserva Anelli «e costituisce una vera anomalia nel panorama sanitario nazionale, molto attento ad assicurare ai cittadini le prestazioni più appropriate. In questo momento le lunghe liste d’attesa portano sempre più il Governo Nazionale a chiedere ai medici l’aderenza delle prescrizioni specialistiche ai principi di appropriatezza, tenendo conto delle caratteristiche cliniche peculiari di ogni singola persona, proprio al fine di evitare inutili duplicazioni di esami».

Infine, conclude la lettera, «in ogni angolo del Paese i medici o le strutture che vogliono erogare prestazioni specialistiche, in ragione della loro tipologia o complessità, sono soggette ad autorizzazioni al fine di assicurare non solo le condizioni igieniche degli ambienti ma anche quelle dotazioni o caratteristiche che ne garantiscano la qualità e la sicurezza». La richiesta rivolta al governatore Cirio, quindi, è di anteporre «un momento di ulteriore riflessione affinché anomalie e disparità non tradiscano i principi di universalità ed uguaglianza del nostro Servizio Sanitario Nazionale».