estero

I medici tedeschi: contro il fenomeno carenze riportare la produzione in Ue

24 Gennaio 2020

Ma se la Germania – con il suo sistema di incentivi alle farmacie perché una certa quota dei farmaci che dispensano sia di importazione – è all’origine delle indisponibilità registrate in molti Paesi Ue, perché è vittima a sua volta di carenze farmaceutiche? E’ la domanda che sorge spontanea alla notizia, riportata dal giornale tedesco Daz.online, che una delegazione riunita di due sindacati medici ha incontrato nei giorni scorsi a Bruxelles alcuni rappresentanti della Commissione e del Parlamento Ue, per un confronto sul tema e sulle soluzioni da mettere in campo. Le due sigle (Bak, l’associazione medica tedesca, e Kbv, l’organizzazione dei medici dipendenti delle mutue sanitarie) hanno avuto colloqui anche con rappresentanti dei produttori europei di generici e delle compagnie sanitarie, nei quali sono stati passati in rassegna gli interventi adottati in alcuni Paesi.

Come spiega il comunicato diffuso al termine del tour dai due sindacati, hanno discusso le misure adottate in Olanda – dove è stata istituita per legge una riserva obbligatoria di medicinali con cui ovviare a carenze momentanee – e in Belgio, dove invece è stato adottato un sistema progressivo di divieti all’export.

Bak e Kbv, dice la nota, ritengono che non siano queste le misure più opportune per contrastare il fenomeno. Piuttosto, bisognerebbe lavorare per riportare in Europa la produzione di farmaci e principi attivi, oggi esternalizzata in buona parte in Paesi lontani. «Questo» dicono le due sigle «ridurrebbe le rotte di consegna e faciliterebbe il monitoraggio della produzione farmaceutica». Inoltre, si garantirebbe il rispetto delle norme europee su protezione ambientale, sicurezza della produzione e condizioni di lavoro.