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Hausërmann (Egualia): farmacia tra le pietre angolari del territorio

5 Febbraio 2021

La pandemia ha dimostrato che il Servizio sanitario nazionale deve disporre sul territorio di un sistema di cure attrezzato e organizzato, che non può prescindere dalla farmacia. Perché se nella prima emergenza l’assistenza ha retto è stato proprio grazie alla rete dei presidi dalla croce verde. Parole di Enrique Hausërmann, presidente di Eguali (ex Assogenerici), che a FPress spiega quale ruolo si prospetta per le farmacie del territorio nel pacchetto di proposte elaborato dall’associazione per il Recovery Plan.

Presidente, un paio di giorni fa avete presentato alla Camera un documento che, riguardo al Piano di recupero e resilienza del Governo, propone tra le altre cose il potenziamento della sanità territoriale e un’accelerazione sulla sanità digitale. Più in dettaglio?
L’emergenza pandemica ha messo in luce le debolezze dell’assistenza territoriale. Se ha retto, è stato proprio grazie alla farmacia, che nel lockdown è rimasto l’unico punto di accesso al Ssn realmente praticabile. La dematerializzazione del promemoria ha semplificato, va bene, ma chi non è digitalizzato come gli anziani ha trovato in farmacia un aiuto essenziale. Occorre quindi un potenziamento del territorio che faccia perno anche sulla farmacia, con un ampliamento del ruolo e dei servizi erogati.

La Manovra ha finalmente dato luce verde alle vaccinazioni in farmacia… Mi augurio che la disposizione venga velocemente attuata, perché non c’è più ragione per escludere i farmacisti dalle campagne vaccinali. E vedo con favore anche l’affidamento alle farmacie delle prestazioni diagnostiche, come test e tamponi antigenici.

Uno degli ostacoli allo sviluppo di un’assistenza territoriale strutturata è l’assenza di collegamenti tra medici e farmacie che consentano di far circolare dati clinici e sanitari…
Infatti tra le nostre proposte c’è anche quella di sviluppare la sanità elettonica: la digitalizzazione non deve agevolare soltanto il rapporto tra medico e paziente, ma anche quello tra medico e farmacista.

Nel vostro pacchetto c’è anche la richiesta di una «revisione programmatica dei tetti di spesa». Cosa significa?
Per anni gli sfondamenti della spesa ospedaliera hanno generato un complesso contenzioso tra aziende farmaceutiche e Regioni sui ripiani a carico delle imprese. L’ultima Manovra ha spostato sulla spesa per gli acquisti diretti, che chiude sempre in perdita, gli avanzi della convenzionata. In sintesi, si compensano debiti e crediti. La nostra richiesta è quella di tenere sotto costante controllo l’andamento delle due voci di spesa per adeguare velocemente i tetti.

Il taglio alla convenzionata però è consistente, dal 7,96 al 7%. Non c’è il rischio che si finisca per sfondare anche qui?
Le nostre stime dicono che nei prossimi due anni non accadrà. Previsioni a più lungo termine sono impossibili vista l’incertezza generale, ma proprio per questo chiediamo che i tetti vengano sottoposti a verifiche regolari, in modo da intervenire rivederli in caso di necessità.