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Carenza di microchip, decreto Mef riattiva la produzione delle vecchie Ts

23 Giugno 2022

C’è il progresso tecnologico ma anche il regresso tecnologico. È quello che potrebbe capitare alla Ts-Cns (cioè la Tessera sanitaria con microchip della Carta nazionale dei servizi) a causa della crescente carenza di materie prime per la realizzazione dei microprocessori. A prospettare l’eventualità un decreto del Mef licenziato il 30 maggio scorso e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 9 giugno, che riattiva la produzione della vecchia Tessera sanitaria “stupida”, cioè senza chip.

Le Tessere vecchio modello, spiega il decreto, potranno essere fornite agli assistiti alla scadenza della Ts-Cns nell’eventualità in cui la carenza di microprocessori incida sulla disponibilità di carte dell’ultimo modello. In tal caso, è l’indicazione del Mef, la nuova Ts assolverà le funzioni “analogiche” della carta scaduta, mentre quelle digitali – collegate al processore – continueranno a essere assicurate dalla vecchia Tessera, la cui validità potrà essere prorogata fino al 31 dicembre 2023 «al fine di assicurare agli assistiti l’accesso ai servizi telematici regionali».

Si prospetta insomma la possibilità che una parte degli assistiti finisca per ritrovarsi con due diverse Tessere sanitarie, da utilizzare a seconda della funzione di cui si ha bisogno. C’è quindi il rischio, almeno agli inizi, di qualche disagio che potrebbe avere ripercussioni anche sul lavoro al banco, ma le soluzioni alternative scarseggiano.

Da notare che la carenza di microchip con cui deve fare i conti l’industria digitale è solo in parte legata alle ultime vicende belliche. La guerra russo-ucraina sta avendo ripercussioni sulla produzione di selenio e germanio, materie prime indispensabili per la fabbricazione dei processori, ma la penuria di chip si protrae da almeno due anni ed è dovuta in larga parte a una domanda in forte crescita (ormai si mettono chip dappertutto, dalle carte di credito alle automobili) a fronte di un’offerta concentrata nelle mani di pochi produttori (il 60% dei processori arriva da Taiwan).