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Dipendenza mg, nuove anticipazioni da Dataroom del Corriere della Sera

4 Febbraio 2025

Arrivano altre anticipazioni sulle principali disposizioni contenute nella bozza di progetto cui stanno lavorando ministero della Salute e un gruppo ristretto di Regioni (assieme ad Agenas) per far passare i medici di famiglia dal rapporto convenzionato con il Ssn alla dipendenza. A diffonderle, ieri, un servizio di Dataroom, la rubrica del Corriere della Sera firmata da Milena Gabanelli. Il progetto, come già si sapeva e come conferma anche il quotidiano milanese, è considerato fondamentale per rendere operative le 1.350 Case della Comunità finanziate con i 2 miliardi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza).

Uno degli aspetti chiave della riforma, spiega l’articolo, riguarda l’orario di lavoro dei medici di famiglia. La bozza prevede un impegno settimanale di 38 ore, così suddivise:

Fino a 400 assistiti: 38 ore nel distretto, di cui 6 dedicate ai pazienti e il resto alla programmazione territoriale.

401-1.000 assistiti: 12 ore dedicate ai pazienti, il resto alla programmazione.

1.001-1.200 assistiti: 18 ore per i pazienti, il resto alla programmazione.

1.201-1.500 assistiti: 21 ore per i pazienti, il resto alla programmazione.

Oltre 1.500 assistiti: 24 ore per i pazienti, il resto alla programmazione.

Le attività dovranno svolgersi sia negli studi dei medici che nelle Case della Comunità, garantendo l’accesso ai cittadini dalle 8 alle 20. Le strutture saranno dotate di apparecchiature diagnostiche per esami come elettrocardiogrammi, ecografie e spirometrie.

La carenza di medici e il ricambio generazionale

La riforma si inserisce in un contesto di forte carenza di medici di famiglia. Secondo l’Istat, il 77% dei medici di base ha più di 55 anni. Tra il 2025 e il 2030, circa 10.000 dei 37.000 medici attualmente in servizio andranno in pensione. Il passaggio alla dipendenza potrebbe attrarre i giovani medici: un’indagine di Aprire Network (2019-2020) rileva che il 49% dei neolaureati ritiene il contratto da dipendente un miglioramento delle condizioni di lavoro.

Formazione e specializzazione

Un’altra novità riguarda il percorso formativo. Attualmente, per diventare medico di medicina generale è necessario frequentare un corso triennale gestito dalle Regioni. La riforma prevede di trasformarlo in una specializzazione universitaria di quattro anni, con docenti qualificati e una borsa di studio adeguata, in linea con quelle delle altre specializzazioni (oggi 11.500 euro l’anno contro i 26.000 delle specializzazioni universitarie).

Prossimi passi

La proposta di riforma è ancora in fase di definizione, ma il ministero della Salute e le Regioni ne sostengono la necessità per garantire cure primarie più strutturate e integrate. Resta da vedere se e quando il nuovo modello verrà effettivamente attuato.