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Manovra 2019, sulla farmaceutica il puzzle degli interventi si fa più chiaro

20 Settembre 2018

Entra nel vivo il cantiere dal quale dovrà scaturire la Manovra per il nuovo anno e si intensificano, sulla stampa, i “rumors” sugli interventi che potrebbero finire nel menù dei provvedimenti economici. E sono parecchie le anticipazioni che danno la spesa farmaceutica tra le voci sotto la lente dei tecnici di Mef e Salute. C’è per esempio l’articolo pubblicato ieri da Il Sole 24 Ore per fare il punto sui lavori della Legge di Bilancio, che nel riquadro sulle probabili misure riguardanti la Sanità parla di «riforma del Prontuario e rivisitazione dei tetti di spesa e del payback». E c’è un lancio dell’Ansa di ieri pomeriggio, che a questi interventi aggiunge «la ricontrattazione al ribasso con le aziende farmaceutiche dei prezzi dei super-farmaci, a partire da quelli per l’epatite C». Tagli e contenimenti di spesa, spiega l’agenzia di stampa, che dovrebbero produrre le risorse con cui procedere «all’eliminazione del superticket da 10 euro sulle visite specialistiche e alla progressiva rimodulazione degli altri ticket sanitari». E per chiudere c’è l’intervista del ministro Grillo a Il Fatto Quotidiano, nella quale la responsabile della Salute detta la chiave degli interventi che riguarderanno la farmaceutica: la spesa del Ssn per i medicinali sfiora ormai i 30 miliardi e se è arrivata a questa cifra è perché negli anni passati non è stata governata. «Bisogna intervenire sul costo dei farmaci» chiarisce «ma anche sull’estensione delle indicazioni terapeutiche di alcuni prodotti, avvenuta troppo spesso senza controlli».

Mancano ancora diversi tasselli, ma il puzzle comincia a prendere forma anche se le linee principali erano già evidenti dall’inizio dell’estate: dalla rivisitazione dei tetti di spesa di cui parla Il Sole 24 Ore dovrebbe scaturire quella “compensabilità” tra sfondamenti dell’ospedaliera e avanzi della convenzionata che allevierebbe il rosso delle Regioni sugli acquisti diretti. E’ una misura gradita anche agli industriali (vedi Assemblea pubblica di Assogenerici dell’altro ieri) ma non alle farmacie, che temono divenga un incentivo a “spremere” la spesa convenzionata a tutto vantaggio dell’ospedaliera.

Anche la riforma del Prontuario rischia di avere ripercussioni sulla spesa farmaceutica che passa dalle farmacie: la rinegoziazione dei prezzi dei farmaci innovativi di cui parla il Ministro a Il Fatto Quotidiano non dovrebbe toccarle, ma non dimentichiamo che sempre in tema di prezzi le Regioni chiedono da tempo un intervento sulle liste di equivalenza, per ridurre la distanza che in molte categorie divide quota di rimborso e prezzo al pubblico dei principali “off patent”. Per gli assessori alla Salute, sarebbe la causa principale dell’esborso cui sono costretti ogni anno gli italiani (un miliardo di euro circa nel 2017 per coprire la differenza tra generico e branded, cifra che quest’anno rischia di superare i 1.100 milioni) e anche il ministro Grillo ha fatto capire in diverse occasioni di non gradire.

L’idea delle Regioni, come noto, è quella di introdurre un tetto alla differenza tra rimborso e prezzo: chi sta sopra o abbassa i prezzi oppure esce dalla rimborsabilità e va in classe C. Anche in questo caso il Ministero non disdegnerebbe, ma c’è il timore che se le aziende scegliessero il braccio di ferro e accettassero l’esclusione dalla classe A, a pagare alla fine sarebbero gli italiani che si vedrebbero lievitare la spesa out of pocket. Si vedrà: come detto, il puzzle è tutt’altro che completo, ma qualche tassello importante potrebbe aggiungersi già nei prossimi giorni. Secondo quanto dichiarato dal Ministro, il Tavolo sulla governance avrebbe quasi completato il documento “politico” che farà da cornice alle proposte di intervento documento che dovrebbe essere reso pubblico a breve.